Trasformazione. Pronti ad andare oltre

NUNZIO GALANTINO

La parola trasformazione – soprattutto se si fa riferimento all’equivalente greco metamorphosis – rimanda a un processo che interessa tutto ciò che esiste. È evidente soprattutto negli esseri viventi. Il fascino che il processo di trasformazione ha esercitato e continua a esercitare è testimoniato in tutti gli ambiti del vivere. A cominciare dalla forma più semplice di trasformazione; quella che subisce il cibo nel corso della digestione.

La letteratura, ai livelli più diversi – dalla mitologia greca ai Pokémon, da Kafka a Harry Potter, passando per Le metamorfosi di Apuleio, il Male di Luna di Pirandello e Lo strano caso del dottor Jackyll e del signor Hyde, di R.L. Stevenson – conosce aspetti affascinanti e talvolta inquietanti di trasformazione.

Nella maggior parte dei casi, come testimonia la derivazione etimologica – dal verbo latino transformare, composto da trans (oltre) e formare (dare forma) – la trasformazione è un cambiamento, per lo più profondo e definitivo di forma, di aspetto, strutture o di altre qualità e caratteristiche. Mai però la trasformazione è creazione. E, per quanto la forma sia qualcosa di fondamentale per la identità di un oggetto o di una persona, il processo di trasformazione si pone sempre nella linea della continuità identitaria dell’oggetto o della persona. Non segna, insomma, una rottura con ciò che li definisce.

Aristotele ha contribuito ad accompagnare il passaggio dal significato generico della parola trasformazione a quello che invece riguarda più specificamente la persona. Nella Poetica, infatti, lo Stagirita riconosce al teatro tragico la capacità di operare una trasformazione psicologica dell’individuo e della società, attraverso l’identificazione empatica con i personaggi e la purificazione (catarsi) dalle emozioni nocive.

Il tempo e gli studi hanno definito veri e propri percorsi di trasformazione personale, con l’obiettivo di rendere migliore la vita delle persone. Alimentando il desiderio di libertà di azione e spingendo a coltivare l’audacia tipica di chi non rinunzia ad assumersi le proprie responsabilità.

A fare la differenza, in un mondo in costante movimento, è l’irrinunciabile bisogno di migliorarsi. L’avere una mentalità di crescita, che porta a gestire il proprio potenziale interiore e le proprie emozioni, costruendo relazioni sane. Senza rinunziare a una continua tensione verso l’altrove; senza smettere cioè di scommettere su quel trans (oltre), che compare nella parola trans-formare. Pronti a scoprire nuove passioni, ad apprendere nuove abilità e a far fare qualche passo in avanti a tutto il nostro potenziale.

in “Il Sole 24 Ore” del 9 giugno 2024

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