Intelligenza artificiale e sicurezza: come cambia la geopolitica con le nuove tecnologie

SIMONE UNGARO, intervistato da ANTONIO SANTAMATO

Supercomputer, digitalizzazione, geopolitica, multidominio. Cosa sta cambiando e cosa è già cambiato con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel campo civile e militare? In che modo la collaborazione internazionale viene influenzata dalle nuove dinamiche introdotte dalla tecnologia nel campo della sicurezza informatica? Ne abbiamo parlato con Simone Ungaro, Chief Innovation Officer di Leonardo.

Viviamo conflitti globali sempre più imponenti. Conflitti che però si fanno sempre più con la tecnologia. Ci puoi spiegare cosa sta succedendo e quanto cambia lo scenario geopolitico con questa geografia della minaccia informatica?

Innanzitutto, la minaccia informatica diventa tale se viene utilizzata per fare del male, altrimenti l’informatica è neutra. Poi, come al solito, con un coltello ci posso tagliare una mela, ma ci posso uccidere anche una persona. Dipende dall’utilizzo. Lo scenario geopolitico e dei conflitti globali sta cambiando perché si stanno diffondendo sempre di più nuove tecnologie data centriche, che quindi utilizzano il dato grazie a digitalizzazione ed elaborazione di informazioni. Quello che viene definito ‘multidominio’ – ovvero lo scenario terra, mare, aria e Spazio – è sempre più integrato attraverso tecnologie che riescono a passare l’informazione da una parte all’altra. Le tecnologie stanno andando sempre più nella direzione di elaborare le minacce, grazie all’intelligenza artificiale, e di trasformare questa informazione in un dato che entra in un sistema integrato, un ecosistema comunicante tra i vari domini. Vuol dire che quelle informazioni, quei byte, passano da un dominio all’altro e così lo scenario di battaglia diventa più digitalizzato: abbiamo i bullet, ma anche i byte. E questo cambia chiaramente il paradigma.

In una recente intervista hai detto: “Siamo in un’era di conflitti ibridi e sempre più cibernetici. Quando l’intelligenza artificiale sarà avanzata comanderà droni, elicotteri e aerei. Saranno i dati a comandare”. Quanto siamo realmente vicini a questo scenario?

Al momento la cosiddetta “entità del comando e controllo” – quella che governa – è ancora fortemente gestita dall’uomo. Il paradigma ‘human in the loop’ è ancora rilevante. È chiaro che se vogliamo ridurre sempre di più i tempi di risposta – perché è sempre meno il tempo che la difesa ha a disposizione per difendersi – dobbiamo lasciare spazio a sistemi elettronici. Questo percorso si sta sempre più accelerando grazie alla digitalizzazione e all’avvento dell’intelligenza artificiale.

A proposito di innovazione, cos’è e a cosa serve il davinci-1 di Leonardo?

davinci-1 è innanzitutto un’intuizione cui devo dare credito e ringraziamento all’attuale amministratore delegato (Roberto Cingolani, ndr), che al tempo era il Chief Technology Officer di Leonardo. L’effetto del super computer è stato abbastanza rivoluzionario e lo stiamo vedendo sempre di più. Faccio un esempio: noi abbiamo due colleghi, uno della parte Innovation e uno della parte Elicotteri, che si sono messi insieme e hanno sviluppato un data lake quindi un contenitore che è dentro il davinci-1, in cui hanno fatto un downloading di dodici anni di volato (stiamo parlando di un paio di milioni di ore di volo). Con questo data lake hanno sviluppato un’applicazione che adesso, per conto di Leonardo e per i clienti delle flotte di elicotteri, riesce a predire la manutenzione, ad aiutare la personalizzazione. Infine, hanno studiato anche i pattern di volo migliori per insegnare a pilotare al meglio. Tutto questo fatto in quattro-cinque mesi.

E poi c’è lo Spazio, con lo Space Cloud di Leonardo. L’azienda lavora per mandare in orbita supercomputer, intelligenza artificiale e archivi dati cloud con una costellazione di satelliti cyber-sicuri. Perché è così importante?

Il progetto è finanziato dal Piano nazionale di ricerca militare e prevede il posizionamento di un nodo del nostro super computer su un satellite. Oggi se noi elaboriamo un’immagine del satellite, questo scatta la foto che, in downstream, viene passata al sistema di elaborazione che ne tira fuori un’informazione a seconda dei casi. Immaginiamo se questa elaborazione fatta a terra noi la spostassimo direttamente sul satellite: questo permetterebbe di ridurre significativamente i tempi di latenza dell’informazione. Questa è la base della nuova avventura che Leonardo sta lanciando con la divisione Spazio.

Saranno gli algoritmi a muovere il mondo…

Sì, saranno gli algoritmi a muovere il mondo, ma con un ruolo sempre determinante dell’uomo. L’inventore del microprocessore Federico Faggin, un giorno mi disse: “La parola intelligenza artificiale è una parola errata. L’intelligenza artificiale non esiste perché l’intelligenza è umana”. Tutto quello di cui parliamo è creato dall’uomo, dalla nostra intelligenza e, soprattutto, dalla nostra passione. La passione artificiale la vedo ancora un po’ difficile da elaborare. Non penso che ci sarà mai.

in Fondazione Leonardo, 30 maggio 2024

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