L’emigrazione dei giovani italiani verso l’estero

La emigrazione dei giovani italiani verso l’estero contribuisce a incrementare negativamente gli effetti della denatalità sulla struttura demografica, oltre a costituire una perdita di sistema in termini di competitività, di competenze e di capitale umano in larga misura qualificato.

La misurazione di tale fenomeno attraverso le statistiche Istat presenta tuttavia alcuni limiti metodologici, in quanto i dati dell’Istituto censiscono la popolazione cancellata in anagrafe e iscritta nei registri AIRE dei paesi di “approdo”, raccogliendone pertanto la quota più rilevante, ma non l’intera articolazione del fenomeno. Per questa ragione è ragionevole presumere che la dimensione effettiva dell’emigrazione giovanile dall’Italia abbia valori più alti di quelli amministrativamente rilevati, soprattutto per quanto riguarda i Paesi di destinazione nell’Unione Europea.

Ciò premesso, concentrando l’attenzione sui dati elaborati dall’ISTAT, sono 78.550 i “giovani” (i dati si riferiscono in questo caso alla fascia “18-39 anni”) cancellati dall’anagrafe nel 2021, con una flessione del 3,2% rispetto al 2020 e di ben il 16,8% rispetto al 2019, anno con il valore più alto dell’ultimo quinquennio (94.457 cancellazioni verso l’estero). Disaggregando il dato per area geografica, se l’emigrazione verso l’UE registra una flessione del -31,4% rispetto al 2017, nello stesso intervallo la crescita dell’emigrazione verso i Paesi extra UE è stata del 168,7% (da 8.553 cancellazioni nel 2017 a 22.980 nel 2021). Si tratta, peraltro, di variazioni che risentono della Brexit (ovvero dell’uscita del Regno Unito dall’UE, ratificata a gennaio 2020), visto che per molti anni una delle principali aree di destinazione dei giovani italiani è stata rappresentata proprio da questi Paesi. Una crescita dell’emigrazione si osserva anche verso l’Africa (+220% sul 2017) e verso l’Asia (+17,1%), soprattutto come fenomeno di rientro, mentre risulta in calo verso le Americhe e l’Oceania (rispettivamente -33,2% e -8,8%).

Complessivamente, il saldo migratorio dei “giovani” nel medio periodo risulta positivo, ovvero il numero delle iscrizioni dall’estero supera quello delle cancellazioni verso l’estero. Tuttavia, in termini dinamici, il saldo migratorio scende tra il 2017-2018 e gli anni successivi, toccando il “minimo storico” nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica, per riavvicinarsi parzialmente nel 2021 ai valori del 2018.

Concentrando infine l’attenzione sui 17.997 giovani laureati (25-39 anni) migrati all’estero, nel 2021 il 59% si è diretto in cinque principali destinazioni, tra le quali la prima risulta essere il Regno Unito (con 3.742 cancellazioni, pari al 19,3% del totale) seguita dalla Germania (2.494 cancellazioni, pari al 13,9% del totale), dalla Svizzera (1.701 e 9,5%), dalla Francia (1.696 e 9,4%) e dalla Spagna (1.248 e 6,9%). Si tratta peraltro di destinazioni ai primi posti anche nel 2011 e nel 2016, quando inoltre si registravano ancora flussi significativi in uscita verso gli USA (rispettivamente 8,5% e 5,6% del totale, a fronte di un più contenuto 5,1% nel 2021).

Considerando inoltre la provenienza geografica dei giovani laureati italiani emigrati all’estero, oltre la metà (53,5%) ha lasciato una regione del Nord (31,1% del Nord Ovest e il 22,4% del Nord Est), mentre il 17,8% era residente in una regione del Centro Italia ed il 28,6% in una del Mezzogiorno.

La forte crescita della migrazione dei laureati italiani all’estero (+281,3% tra il 2011 e il 2021, passando da 4.720 a 17.997) ha investito trasversalmente il Paese, assumendo tuttavia i valori più alti tra i giovani del Sud (+402,1%, passando da 1.025 nel 2011 a 5.147 nel 2021), a fronte di un valore in linea con la media nazionale al Centro (+283,2%) e leggermente inferiore per le regioni del Nord (+237,4%).

La dinamica sopra osservata risulta particolarmente interessante nell’incrocio con quella relativa alle migrazioni interne dei giovani laureati (25-39 anni), che pure coinvolgono un numero significativamente maggiore di giovani. I trasferimenti di residenza dei giovani laureati all’interno del Paese nel 2021 sono stati infatti 55.879. In questo caso, tuttavia, il numero più alto riguarda i giovani del Sud (oltre 27 mila, pari al 48,6% del totale), mentre più contenuto è il valore del Nord (35,2%), che probabilmente si connota soprattutto come migrazione tra regioni della medesima area. Anche in questo caso le regioni del Centro assumono un valore in linea con quello dei giovani residenti nell’area (16,2%), confermando un maggiore bilanciamento, riscontrabile anche dal positivo saldo migratorio interno.

L’analisi delle iscrizioni in anagrafe di giovani laureati italiani (25-39 anni) da altre regioni, speculare a quella delle cancellazioni sopra osservate, evidenzia con ancora maggiore chiarezza il tema degli squilibri territoriali all’interno del Paese e del “rischio di non ritorno” per le regioni del Sud, in più occasioni richiamato dal Rapporto dell’Istituto Svimez, in particolare in relazione ai giovani. Le regioni del Sud attraggono infatti soltanto il 16,8% dei giovani laureati italiani cancellati dall’anagrafe verso altre regioni (presumibilmente in buon parte proventi dalla medesima macroarea), mentre le regioni del Nord risultano essere terra di approdo per il 61,5% dei “migranti interni”, confermando un divario strutturale empiricamente misurabile in tutti gli anni considerati.

La differenza tra giovani laureati iscritti e cancellati per trasferimento di residenza in Italia può essere rappresentata anche come “saldo migratorio interno”, un indicatore di sintesi che evidenzia plasticamente il punto di caduta dei movimenti migratori precedentemente analizzati: nel solo 2021 le regioni del Sud hanno infatti perso 17.758 giovani laureati, in larga misura assorbiti dalle regioni del Nord, che presentano un saldo positivo di +14.676 unità, compensando ampiamente in questo modo la propria “fuga dei cervelli” verso l’estero. Positivo il risultato anche per il Centro Italia (+3.082 unità), sovrapponibile a quello delle cancellazioni verso l’estero, confermando una maggiore stabilità rispetto ai risultati delle altre aree del Paese.

(Testo tratto da EURES-Agenzia Italiana per la gioventù, “Giovani 2024: il bilancio di una generazione”, aprile 2024)

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