Archivi tag: Ucraina

LO SGUARDO SUL MALE

EZIO MAURO

Convinti di aver capito la lezione che viene dal passato, non credevamo che i nostri figli avrebbero vissuto la contemporaneità di un pogrom, con i tagliagole che attaccano di notte per uccidere uomini, donne e bambini inermi, colpevoli soltanto di essere ebrei e per questo giustiziati come portatori di una colpa perenne, inestinguibile. Nel 2023 sembra di sentire la voce dei lamenti e dei racconti in yiddish testimoniati nella letteratura dell’Europa centrorientale, con la storia che non impara da se stessa (nonostante le fosse comuni del genocidio nel 1995 a Srebrenica) e il male che riemerge da ogni sconfitta, pronto a contendere il destino dell’umanità.

Ma è inutile negare che nel massacro programmato dai terroristi di Hamas abbiamo intravisto — in diverse proporzioni e in tutt’altro contesto — la stessa scintilla dell’Olocausto con l’ebreo da annientare come perpetua e suprema missione, fuori dal tempo e indifferente allo spazio dove si compie. Certo, la Shoah parla attraverso la sua unicità che contiene il mistero dell’inconcepibile e fissa il limite supremo dell’abiezione: ma l’eccidio del 7 ottobre ha nel suo significato universale l’eco di quegli stessi propositi di annientamento e distruzione sul cui rigetto si è costruita la civiltà occidentale del Dopoguerra.

Proprio per queste ragioni anche il pogrom di Hamas è un unicum dei nostri anni, e non per il numero di vittime, che resta spaventoso: ma perché i morti non sono combattenti in azioni di guerra bensì civili, inseguiti e uccisi nella normalità della loro esistenza quotidiana, nell’esercizio personale delle scelte autonome, nella libertà delle piccole cose che è il tessuto pratico, concreto, del modo di vivere in democrazia.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , , , ,

Non lasciamo vincere la guerra

GIUSEPPE RIGGIO

La guerra, qualunque guerra, con il suo inevitabile bagaglio di morte e distruzione, costituisce una battuta d’arresto, che stravolge ciò che fino all’istante prima del suo scoppio era la normalità di un popolo, di un Paese. È tale per le persone coinvolte: i militari che combattono, i loro familiari, i civili che vivono nelle aree teatro degli scontri. Ma lo è anche per la vita politica e sociale dei Paesi in conflitto, spesso anche per quelli confinanti e in taluni casi vi è un impatto a un livello ancora più ampio, continentale o mondiale. La guerra come cesura non si limita a interrompere l’ordinario, ma impone di fare i conti con le perdite e le distruzioni che causa e obbliga a pensare il futuro, perché semplicemente tornare indietro non è realistico, nemmeno quando finalmente le armi tacciono.

Il ritorno della guerra in Europa

L’operazione militare speciale in Ucraina, come definita ufficialmente dal presidente russo Vladimir Putin, lanciata il 24 febbraio 2022, ha messo fine a un periodo di oltre 75 anni durante i quali in Europa non ci siamo confrontati così da vicino con la cruda realtà della guerra, a parte i conflitti seguiti alla dissoluzione della Iugoslavia negli anni ’90 del secolo scorso. Doveva essere una guerra lampo, ma si è tramutata in un conflitto a oltranza dopo che la rapida avanzata iniziale delle truppe russe è stata fermata, e in molti casi anche ricacciata indietro, dalla resistenza ucraina, sostenuta da un’ampia alleanza di Paesi che hanno fornito armi e aiuti umanitari. Contemporaneamente all’invasione è iniziata la dolorosa contabilità delle sue conseguenze, che qui ricordiamo per vincere il distacco e l’assuefazione che il protrarsi del conflitto può generare.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , , , ,

Oleksandra Matviychuk (Nobel per la pace): “Putin è un pericolo per tutti. L’Europa esca dalla sua comfort zone”

Oleksandra Matviychuk , intervistata da Sarah Numico

Dal 2014 il “Centro per le libertà civili ucraine” lavora per registrare e documentare i casi di violenza sui civili e gli atti criminali dell’esercito russo: oltre 27mila i crimini di guerra di cui ha raccolto le testimonianze fino alla guerra, che ha reso pressoché impossibile rintracciare i fatti in tempo reale. “Le storie personali sono così diventate numeri”, ha raccontato Oleksandra Matviychuk, l’avvocata per i diritti umani che guida la Ong e che ha ricevuto il Nobel per la pace insieme ai colleghi russi e bielorussi, il 10 dicembre scorso a Oslo. Il Sir la incontra a Strasburgo, dove è arrivata con altri rappresentati della società civile e leader eletti dell’Ucraina, per ricevere il premio Sacharov 2022 per la libertà di pensiero, che il Parlamento europeo ha deciso di conferire al “coraggioso popolo ucraino”. Secondo Matviychuk, “Putin non ha paura della Nato, ma della libertà e con l’invasione Ucraina sta cercando di dimostrare che democrazia e diritti umani non hanno protetto la gente dalla guerra”.

“La mia idea e la mia intenzione è di elaborare un meccanismo che garantisca giustizia a tutte le vittime dell’oppressione. Abbiamo bisogno di una strategia completa per il raggiungimento della giustizia attraverso un tribunale internazionale speciale sull’aggressione”, spiega Matviychuk. Il governo ucraino “promuove quest’idea e noi lo appoggiamo perché purtroppo al momento non ci sono altri istituti internazionali che possano affrontare questi crimini. Quando questo tribunale sarà istituito, con il sostegno dell’Onu, del Consiglio europeo o dell’Ue, serviranno mesi per ascoltare o raccogliere prove, dare un nome alle cose avvenute con un linguaggio giuridico: se è evidente che le truppe russe sono sul territorio ucraino, noi dobbiamo riuscire a essere la voce delle vittime e documentare l’intenzione della Russia di portare avanti un genocidio nei confronti dell’Ucraina”. Per compiere un genocidio “non è indispensabile uccidere tutto un popolo, lo si può fare erodendo l’identità ucraina, come sta avvenendo nei territori occupati. Per questo serve un modello internazionale, in cui investigatori e giudici internazionali lavorano con quelli nazionali, in un tribunale, che non sarà all’Aja o a Ginevra o Berlino, ma in Ucraina. Deve essere indipendente, ma soprattutto deve cominciare a lavorare adesso per arrivare ad attribuire la responsabilità di quello che sta avvenendo”.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , ,

Italia. I tre grandi problemi dell’attuale contesto sociale: giovani, pandemia, guerra Ucraina

REMO LUCCHI

Il contesto sociale in cui stiamo vivendo è complesso, e foriero di cambiamenti importanti. La complessità ha un punto di partenza strisciante, innescato parecchi anni fa, e del tutto trascurato perché insolito (nella storia non si era mai verificato); in epoca recente si sono poi aggiunte altre due cause, anch’esse del tutto insolite.

Tutte e tre queste cause sono accomunate dallo stesso guaio: contrastano la relazionalità, e ci ricordano quanto in questo modo tutte le forme di vita, sia individuale che sociale, si basano obbligatoriamente solo sulla relazionalità positiva.

Quindi tre fenomeni nuovi, non di rapida soluzione, che è molto probabile possano cambiare sia la vita individuale che sociale. I due fenomeni più recenti (pandemia e guerra in Ucraina, con tutte le conseguenze) sono sotto gli occhi di tutti, anche se più sui fatti in sé che per le conseguenze. Il fenomeno strisciante precedente è invece sfuggito a tutti, ed è quello che in questo periodo crea le problematiche più pressanti e non di prossima soluzione.

Cominciamo a parlare di questo “fenomeno strisciante”, che riguarda il problema dominante delle nuove generazioni, di cui le ricerche sociali continuano a occuparsi e che provano a denunciare – purtroppo senza benefici, né attuali, né prospettici.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag , ,

Putin e gli europei uniti nel paradosso

ALBERTO NEGRI

Anche quando è diventata indipendente nel 1991, l’Ucraina era rimasta assente fino al 2014 dall’immaginario europeo. Un’Europa non totalmente Europa. A Putin, riconoscendo le repubbliche del Donbass, è riuscita un’operazione magistrale: farne una nazione “martire”, nonostante le componenti fasciste e neo-naziste. Un Paese dai dubbi contenuti democratici, con governi manovrati dagli oligarchi e un’amministrazione corrotta, oggi è il simbolo della nuova frontiera europea. Una nazione che si distingue per avere sulla coscienza un milione e mezzo di ebrei sterminati con i nazisti durante la seconda guerra mondiale e che non ha mai neppure processato un criminale di guerra. Eppure questa è la nuova Europa, dove sul calendario è stato strappato il giorno della Memoria e cancellata la secolare lingua russa tra gli idiomi ufficiali.

NON È UNA BELLA EUROPA, anzi è assai minimale nei princìpi e nei valori che però Putin con le sue decisioni ha reso accettabile e da difendere, negandone nel suo discorso l’esistenza come nazione sovrana. Se l’è presa, come rilevava ieri Tommaso Di Francesco, persino con Lenin, senza accorgersi che il risveglio dell’Ucraina non l’aveva inventato lui ma esisteva già da tempo nella storia e nel mito.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag ,

Avvio di de-escalation in Ucraina

ANDREA LAVAZZA

Con la pace niente è perduto, con la guerra tutto può esserlo. Non è mai retorico ripetere l’ammonimento di Benedetto XV durante il primo conflitto mondiale. Vale anche oggi nell’Est dell’Europa, con i carri armati russi ammassati sul confine ucraino e l’Occidente che minaccia ritorsioni per la possibile invasione. Il parziale raffreddarsi della crisi nelle ultime ore, grazie a un frenetico lavorìo diplomatico, fa tirare un primo sospiro di sollievo, ma impone di riflettere su un confronto che non finirà in queste settimane, anche se Mosca ritirerà le truppe minacciosamente dispiegate.

Continua a leggere
Contrassegnato da tag