VALERIA D’AUTILIA
Non soltanto Sud, stranieri e comparto agricolo. La fotografia dell’Italia dei caporali e degli oppressi restituisce la mappa di un’illegalità diffusa dove l’anello debole sono lavoratori stagionali, riders, operai. Donne e minori. Le categorie più fragili.
Un tempo era il Meridione dei disperati, oggi è il Paese intero a fare i conti con un fenomeno che penetra tutta l’economia. Lo dice chiaramente anche l’ultimo rapporto sullo sfruttamento lavorativo del laboratorio L’Altro diritto e dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai. Le inchieste delle procure sono 834: più della metà 229, riguardano il Centro-Nord, 227 il Centro e il primato resta al Sud con 378. «Pensiamo che la diminuzione progressiva del divario vada considerata non tanto come mutamento della distribuzione geografica a livello nazionale, quanto come un’attenzione al fenomeno più uniforme nel territorio da parte degli organi investigativi». La maggior parte dei casi interessa il settore primario. Anche Satnam Singh era un bracciante. La sua morte si accompagna a rabbia e indignazione e accende un faro sugli invisibili. Come quelli che abitano i ghetti privi di corrente elettrica e servizi igienici o le baraccopoli di lamiere e cartoni appena fuori dalle città, che guadagnano 3 euro per un cassone di olive riempito sotto il sole, che sono costretti a versare al caporale una parte della loro misera paga per un passaggio con il furgone che li porterà nei campi.
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