Archivi tag: sfruttamento immigrati

L’Italia dei caporali

VALERIA D’AUTILIA

Non soltanto Sud, stranieri e comparto agricolo. La fotografia dell’Italia dei caporali e degli oppressi restituisce la mappa di un’illegalità diffusa dove l’anello debole sono lavoratori stagionali, riders, operai. Donne e minori. Le categorie più fragili.

Un tempo era il Meridione dei disperati, oggi è il Paese intero a fare i conti con un fenomeno che penetra tutta l’economia. Lo dice chiaramente anche l’ultimo rapporto sullo sfruttamento lavorativo del laboratorio L’Altro diritto e dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai. Le inchieste delle procure sono 834: più della metà 229, riguardano il Centro-Nord, 227 il Centro e il primato resta al Sud con 378. «Pensiamo che la diminuzione progressiva del divario vada considerata non tanto come mutamento della distribuzione geografica a livello nazionale, quanto come un’attenzione al fenomeno più uniforme nel territorio da parte degli organi investigativi». La maggior parte dei casi interessa il settore primario. Anche Satnam Singh era un bracciante. La sua morte si accompagna a rabbia e indignazione e accende un faro sugli invisibili. Come quelli che abitano i ghetti privi di corrente elettrica e servizi igienici o le baraccopoli di lamiere e cartoni appena fuori dalle città, che guadagnano 3 euro per un cassone di olive riempito sotto il sole, che sono costretti a versare al caporale una parte della loro misera paga per un passaggio con il furgone che li porterà nei campi.

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Caporalato, la vittoria di Balbir

ANTONIO MARIA MIRA

Nella pianura pontina ha lavorato fino al 2017. Il suo legale: grazie alla legge, si è potuto accertare il suo stato di schiavitù. Il sociologo Omizzolo, che ha raccolto il suo grido d’aiuto: minacciato per anni, sono in migliaia nella sua situazione.

Quando ha ascoltato le parole del giudice, Balbir è scoppiato a piangere. Finalmente dopo sette anni il bracciante indiano sikh ha avuto giustizia. Il Tribunale di Latina ha condannato il suo “padrone” Procolo Di Bonito a cinque anni di reclusione per sfruttamento, così come coraggiosamente Balbir aveva denunciato nel 2017, dopo ben 6 anni di trattamenti disumani, violenze, minacce. «Era disperato, voleva suicidarsi ma poi aveva scelto di andare dai Carabinieri» ricorda Marco Omizzolo, il sociologo che da anni segue e sostiene i lavoratori immigrati della pianura pontina e che ha aiutato Balbir nella sua scelta di giustizia.

Ora la condanna esemplare che va oltre la richiesta del pm che si era fermato a un anno e mezzo. L’imprenditore è stato condannato anche a 12mila euro di risarcimento, mentre la figlia ha avuto un anno. «Sulla base della legge anticaporalato del 2016 ci spiega l’avvocato Arturo Salerni – è stato accertato lo sfruttamento in condizioni lavorative e sanitarie indegne e l’omesso pagamento della retribuzione prevista dai contratti nazionali. Con l’aggravante di avere più lavoratori in queste condizioni di sfruttamento anche se solo lui ha denunciato».

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