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Politica e religioni: l’importanza del dialogo

MARIANO CROCIATA

Il fatto che questo sia il 25° incontro annuale del Gruppo di dialogo interculturale del Partito Popolare Europeo conferisce ad esso un carattere singolare. L’esistenza di un tale Gruppo è il segno di una scelta lungimirante e di un impegno consapevole nell’abbracciare la prospettiva del dialogo interculturale e interreligioso come parte integrante dell’impegno politico dei parlamentari del Partito Popolare. Questo oggi viene in evidenza in maniera del tutto speciale.

Che un partito politico si occupi di dialogo interculturale e interreligioso è l’espressione di una responsabilità volta a cogliere e a rappresentare anche le istanze sociali attivate dalla dimensione religiosa. Del resto, un partito attento alle dinamiche sociali e capace di guardare alla ricerca di un bene comune il più possibile integrale non può fare a meno di aprirsi a tale dimensione anche religiosa.

L’esperienza religiosa è, non da ora, di fatto e di diritto un fenomeno plurale nelle nostre società occidentali, sia per l’evoluzione interna della storia della cultura sia per l’inserimento di nuove presenze religiose a motivo dei flussi migratori.

Per queste ragioni diventa necessario seguire e accompagnare la convivenza tra diverse fedi e differenti culti, affinché la loro pacifica coesistenza e la loro positiva interazione prevengano tentazioni di conflitto ma, al contrario, diventino una risorsa per la collettività tutta.

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Politica, economia e religione. I tre lati del problema

MAURO MAGATTI

L’intreccio tra politica e religione costituisce uno dei nodi centrali dell’agenda contemporanea. In Ucraina, Putin ha utilizzato l’ombrello che gli ha offerto la chiesa ortodossa, guidata dal patriarca Kirill, per legittimare l’invasione condotta in nome «della difesa dei valori della tradizione della Grande Madre Russia».

Ormai da quasi mezzo secolo — cioè dalla creazione della prima Repubblica islamica nata in Iran nel 1979 dopo la rivoluzione khomeinista — il complesso e variegato mondo islamico è in uno stato di continua ebollizione, alla ricerca di una posizione da assumere rispetto alla sfida che viene dalla scienza, dalla tecnologia, dal benessere, dalla democrazia del mondo occidentale. Una tensione che è tornata ai livelli di massima intensità con il barbaro attacco di Hamas e la reazione di Israele.

Ancora, l’intreccio tra politica, economia e religione si vede molto bene nell’ascesa dell’India guidata dal nazionalista indù Modi, così come nei focolai che si registrano nei Balcani e nel Nagorno Karabakh.

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