Archivi tag: Pandemia

Italia. I tre grandi problemi dell’attuale contesto sociale: giovani, pandemia, guerra Ucraina

REMO LUCCHI

Il contesto sociale in cui stiamo vivendo è complesso, e foriero di cambiamenti importanti. La complessità ha un punto di partenza strisciante, innescato parecchi anni fa, e del tutto trascurato perché insolito (nella storia non si era mai verificato); in epoca recente si sono poi aggiunte altre due cause, anch’esse del tutto insolite.

Tutte e tre queste cause sono accomunate dallo stesso guaio: contrastano la relazionalità, e ci ricordano quanto in questo modo tutte le forme di vita, sia individuale che sociale, si basano obbligatoriamente solo sulla relazionalità positiva.

Quindi tre fenomeni nuovi, non di rapida soluzione, che è molto probabile possano cambiare sia la vita individuale che sociale. I due fenomeni più recenti (pandemia e guerra in Ucraina, con tutte le conseguenze) sono sotto gli occhi di tutti, anche se più sui fatti in sé che per le conseguenze. Il fenomeno strisciante precedente è invece sfuggito a tutti, ed è quello che in questo periodo crea le problematiche più pressanti e non di prossima soluzione.

Cominciamo a parlare di questo “fenomeno strisciante”, che riguarda il problema dominante delle nuove generazioni, di cui le ricerche sociali continuano a occuparsi e che provano a denunciare – purtroppo senza benefici, né attuali, né prospettici.

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Covid-19. A che punto siamo? Lo stato dell’arte tra varianti del virus, vaccinazioni, terapie orali

Agenzia DIRE – Redazione

Virologi, epidemiologi e infettivologi italiani presenti al 14° ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, fanno il punto sullo stato dell’arte del Covid-19, con alcune previsioni.

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 A due anni e mezzo dal primo focolaio di infezione causato dal virus SARS-CoV-2 in nord Italia, quattro pesanti ‘ondate’ pandemiche, lockdown, quarantene, mascherine e una lunga, ma non troppo, sequenza di varianti virali, ultima in ordine cronologico BA5, sub-variante di Omicron, la più contagiosa in assoluto fino ad oggi, virologi ed epidemiologi di tutto il mondo prospettano in un futuro non troppo lontano il passaggio dalla pandemia all’endemia, una condizione in cui il virus SARS-CoV-2 e le sue contagiose varianti saranno stabilmente presenti e circoleranno nella popolazione, manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo. Insomma, seppur con ciclicità stagionali e riuscendo a tenerlo sotto controllo in termini di ricadute sul sistema sanitario, il Covid-19 imparerà a convivere con noi e noi con lui, come ha spiegato in un ampio articolo apparso di recente sulla rivista scientifica Science la scienziata americana Jennie Lavine. A che punto è la pandemia? Cos’è successo in questi ultimi due anni e mezzo e cosa ci prospetta il futuro? È presto per parlare di evoluzione della pandemia in endemia? E qual è lo stato dell’arte delle terapie farmacologiche e vaccini? Virologi, epidemiologi e infettivologi italiani presenti al 14° ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, fanno il punto sullo stato dell’arte del Covid-19, con alcune previsioni.

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“Global risk”. Word economic forum (Wef) Report 2022.

IVAN MANZO

Il fallimento dell’azione climatica resta la più grande minaccia al nostro futuro

Nonostante siano trascorsi quasi due anni dallo scoppio della pandemia, per l’ultimo Global risks report del World economic forum (Wef) il virus non è la principale minaccia che il mondo sarà costretto ad affrontare nei prossimi anni. Secondo lo studio pubblicato l’11 gennaio, infatti, è sempre il cambiamento climatico il più grande rischio per la stabilità socio-economica globale. Nei primi cinque posti della “Top 10 global risks”, stilata dal Wef in base ai risultati dell’ultimo sondaggio “Global risks perception survey” (Grps) sui maggiori rischi dei prossimi 10 anni, le prime tre posizioni sono tutte occupate da problemi di matrice ambientale: seguono alla crisi climatica i danni generati dagli eventi estremi e quelli relativi alla perdita di biodiversità. Al quarto posto, invece, troviamo la graduale scomparsa di coesione sociale e al quinto la crisi dei mezzi di sussistenza, due elementi di disordine sociale anch’essi riconducibili a crisi ambientali. Gli effetti negativi legati alle malattie infettive sono “solo” al sesto posto. Chiudono la classifica altre due questioni legate alla gestione degli ecosistemi, cioè i danni all’ambiente generati dall’uomo e il depauperamento delle risorse naturali, poi crisi del debito e tensioni geopolitiche.

Il Grps è stato condotto su un campione di oltre mille intervistati, nell’ambito della rete del Wef fatta di accademici, imprenditori, uomini di governo, esponenti della società civile e “leader di pensiero”.

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Covid-19. Questo virus non è uguale per tutti

MAURO MAGATTI

Sono ormai due anni che la pandemia costringe le nostre società a un difficile e continuo sforzo di adattamento. Era già accaduto con la prima diffusione del virus, e poi con la variante delta, e adesso con la Omicron che in poche settimane è arrivata dal sud Africa nelle strade delle nostre città. Convinti di aver ormai raggiunto una buona capacità di controllo dell’infezione, ci ritroviamo di nuovo in zona gialla.

I sondaggi (come quello di Nando Pagnoncelli del 2 gennaio sul Corriere della Sera) registrano una buona capacità di tenuta. Nonostante tutto, la maggior parte degli italiani guarda con preoccupazione, ma non con sfiducia, ai prossimi mesi. Anche grazie al buon risultato economico del 2021. E tuttavia, dato che gli stati d’animo cambiano in fretta, non si deve smettere di riflettere su quanto sta accadendo e sui significati che gli eventi portano con loro. Vi sono almeno quattro considerazioni che questa nuova ondata suggerisce.

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Pandemia. Omicron dilaga in Europa

ISPI

La variante Omicron si prende l’Europa. Record di contagi in Francia e Inghilterra, e la Danimarca ha il tasso di infezione più alto al mondo. A livello globale, sono un milione e mezzo i nuovi casi registrati lunedì in 24 ore. Ma non è un ritorno al 2020.

Omicron dilaga in Europa a pochi giorni dalla fine di un 2021 contrassegnato dall’arrivo dei vaccini ma, anche, dalla lotta alle varianti. Fino a due o tre volte più contagiosa della Delta, stando agli studi più recenti condotti dall’Imperial College di Londra e dall’Università di Edimburgo, la variante ‘sudafricana’ come era stata soprannominata prima che l’organizzazione mondiale della Sanità le attribuisse una lettera dell’alfabeto greco, comporterebbe sintomi meno gravi. Ma riuscirebbe a eludere i vaccini, contagiando anche persone immunizzate. Per questo in molti paesi europei si stanno registrando numeri record di contagi, come in Francia dove sono 180mila nelle ultime 24 ore e in Inghilterra che ne ha quasi 130mila. Anche il Portogallo riporta infezioni da record, nonostante l’alta percentuale di vaccinati, e l’Italia, che ha raggiunto i 78mila casi giornalieri, mai così tanti dall’inizio della pandemia. Contagi alle stelle anche negli Stati Uniti, con 512mila nuovi casi, mentre le autorità americane hanno ridotto da 10 a 5 giorni l’isolamento per i positivi asintomatici.

Omicron: la quarta ondata?

Secondo l’aggiornamento settimanale dell’OMS pubblicato il 28 dicembre, il numero di nuove infezioni da Covid in Europa è cresciuto del 57% negli ultimi sette giorni. Preoccupa, in particolare, la situazione in Francia e nel Regno Unito dove nelle ultime ore si sono registrati record di nuovi contagi in un giorno: 180 mila in Francia e quasi 130mila in Gran Bretagna. Qui la stragrande maggioranza sono concentrati in Inghilterra, dove i positivi sono oltre 117mila, nuovo record assoluto della più popolosa nazione del Regno Unito. Nonostante le raccomandazioni di alcuni scienziati al Governo di imporre nuove restrizioni per contenere i contagi e l’aumento dei ricoveri, anche oggi l’esecutivo di Boris Johnson ha ribadito che non intende prendere nuovi provvedimenti per il Capodanno. Nell’Olanda del lockdown la crescita dei contagi sta rallentando ma, secondo gli esperti, dopo che Omicron ha ufficialmente scalzato Delta, il paese potrebbe affrontare un nuovo balzo di casi e di ricoveri ospedalieri. In Germania, il cosiddetto lockdown dei non vaccinati per il momento sembra aver rallentato la curva, mentre il Belgio registra un moderato ma costante calo dei contagi e riaprirà nelle prossime ore cinema e teatri.

Per saperne di più vedi Focus ISPI del 29 dicembre 2021

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Pandemia. Con Omicron si riapre la lotta al virus

WALTER RICCIARDI

E siamo a tre varianti in meno di un anno: l’incapacità di alcuni governi (purtroppo anche nella nostra Europa) di comprendere le lezioni di questi due anni sia sul piano interno sia nella lotta globale al Covid-19 ha favorito l’emersione di virus sempre più contagiosi. Continuare così può significare pregiudicare i sacrifici compiuti, peggiorando le prospettive future. Dopo Alfa e Delta, infatti, ecco Omicron. Anche prima del suo arrivo sapevamo che i mesi invernali sarebbero stati durissimi, perché Delta aveva già cambiato le carte in tavola con il suo elevatissimo livello di contagiosità, ma Omicron, se non agiamo con decisione, con le sue capacità di eludere l’immunità, potrebbe trasformare l’onda epidemica invernale in un vero e proprio tsunami.

A luglio, prima dell’avvento di Delta, il direttore dei Cdc americani Rochelle Walensky aveva annunciato che il Covid era diventato «una pandemia di non vaccinati». L’evoluzione epidemiologica ci costringe ora a ridefinire questa affermazione: con Delta, e ancor più con Omicron, i cittadini non vaccinati pagheranno sicuramente il prezzo più alto nei mesi a venire, ma i rischi sembrano ora essere aumentati per tutti. L’oltre 80% degli italiani che sono completamente vaccinati potrebbe presto scoprire che la situazione deve essere riconsiderata anche per loro. Per gran parte dell’estate e dell’autunno, a coloro che avevano ricevuto due dosi di AstraZeneca, Pfizer o Moderna o un’iniezione di Johnson & Johnson è stato correttamente detto che erano protetti dai rischi più gravi, specialmente se erano giovani e sani. Adesso le cose stanno cambiando e lo leggiamo nei dati preliminari che arrivano dal Sudafrica e dal Nord Europa.

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