GIANCAMILLO PALMERINI
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Come noto, l’articolo 1 della nostra Costituzione dichiara che la nostra Repubblica si fonda sul lavoro. L’art. 4 poi impegna la Repubblica a riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuovere quelle condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha, quindi, il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della nostra società.
Entrando, poi, nella parte “economica” della Costituzione, l’art. 37 impegna la Repubblica a tutelare il lavoro dei minori con speciali norme e garantire ai più giovani, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
In questa cornice si dovrebbero, quindi, leggere le interessanti conclusioni del Rapporto dell’Unicef su “Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro” pubblicato nei giorni scorsi.
Emerge, infatti, che sono ben 78.530 i lavoratori minorenni, dai 15 ai 17 anni, nel 2023 in Italia: si tratta del 4,5% dei ragazzi in quella fascia d’età, in aumento rispetto ai 69.601 del 2022 e ai 51.845 del 2021.
Le quattro regioni con la percentuale più alta di minorenni occupati, dai 15 ai 17 anni, in relazione alla popolazione residente per questa fascia di età, sono: Trentino-Alto Adige, Valle D’Aosta, Abruzzo e Marche. Tutte si trovano al di sopra della media nazionale che è del 4,5%.
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