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“Le grand remplacement” . Un’ideologia suprematista storicamente ricorrente

FRANCESCO GESUALDI

Il concetto di sostituzione etnica evocato dal ministro Lollobrigida non è una sua invenzione, ma un’idea circolante in Europa da vari decenni. L’autore che forse l’ha popolarizzato di più è lo scrittore francese Renaud Camus (da non confondersi con Albert Camus) che nel 2011 pubblicò il suo libro Le grand remplacement (la grande sostituzione), per mettere in guardia il popolo francese da una nuova minaccia: quella di essere sostituito da un popolo di immigrati venuti dall’Africa e dal Maghreb. In sintesi, si preannunciava la colonizzazione europea da parte dell’islam, indicandolo come il nuovo imperialismo dittatoriale.

Prima di lui un altro scrittore francese, Jean Raspail, attraverso Le Camp des Saints, un romanzo scritto nel 1973, aveva prefigurato «la fine del mondo bianco, sotto l’invasione di milioni e milioni di uomini affamati e sottosviluppati». E tuttavia lo scrittore precisava di «non prendersela con loro, ma con quelli delle nostre società che pubblicamente o segretamente, consapevolmente o inconsapevolmente lavorano alla decomposizione, al disarmo morale e spirituale della civilizzazione». Una tesi complottista sostenuta anche da Renaud Camus che individua i colpevoli del “sostituzionismo” «nei politici e nei mondialisti che si danno da fare per rendere irreversibile la sostituzione demografica». Nel 2014, l’altro Camus venne condannato da un tribunale di Parigi a pagare un’ammenda di 4mila euro per incitamento alla violenza e all’odio espresso durante alcuni discorsi pubblici. Secondo la Corte giudicante, le parole pronunciate da Camus «costituivano una stigmatizzazione grave dei musulmani, presentati come dei teppisti, dei soldati, il braccio armato della conquista» addirittura dei «colonizzatori che cercano di rendere la vita impossibile agli abitanti originari della Francia, in modo da forzarli a fuggire, a lasciare libero il terreno, o peggio ancora a sottomettersi».

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