Archivi tag: Il futuro dell'Europa

Quale Europa vogliamo? Il futuro nelle radici etiche e spirituali

BRUNO FORTE, in Avvenire 02 giugno 2024

L’approssimarsi delle elezioni al Parlamento europeo ripropone una domanda, alla quale si fatica a rispondere in maniera univoca: quale Europa vogliamo?

Una breve memoria storica può aiutare a delineare una risposta, sia pur provvisoria: appena dopo la prima guerra mondiale Oswald Spengler aveva usato la categoria di “tramonto” per evocare le tendenze dissolvitrici della modernità europea-occidentale, in cui le due anime del Faust, la tecnica e la tragica, si sarebbero polarizzate a scapito della seconda, con l’esito di ridurre l’uomo a oggetto e aprire la strada alla violenza, messa poi in atto dai sistemi ideologici (Il tramonto dell’Occidente, Guanda, Parma 1991). Hans Blumenberg aveva utilizzato la metafora del “naufragio” (Naufragio con spettatore, Il Mulino, Bologna 1985) per descrivere la situazione prodotta dalla parabola della modernità, in cui ogni sicurezza sembra perduta e l’uomo è al tempo stesso naufrago e spettatore del suo naufragio. Sygmunt Bauman ha descritto questa condizione come quella di una “modernità liquida”, dove “modelli e configurazioni non sono più dati, e tanto meno assiomatici; ce ne sono semplicemente troppi, in contrasto tra loro e in contraddizione dei rispettivi comandamenti, cosicché ciascuno di essi è stato spogliato di buona parte dei propri poteri di coercizione” (Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002, XIII).

Queste interpretazioni – attraverso le metafore del tramonto, del naufragio e della liquidità inafferrabile – vedono la civiltà occidentale e la sua culla, l’Europa, destinate ad un inarrestabile processo di dissolvimento e di declino. In esse, però, il contributo offerto dalla tradizione ebraico-cristiana al formarsi dell’identità europea resta ampiamente in ombra. Anche per questo il magistero pontificio degli ultimi decenni ha insistito sulle “radici cristiane” dell’Europa, senza le quali non sarebbe concepibile né potrebbe sostenersi l’aspirazione a una comune “patria europea”.

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L’Europa e le “sfide epocali”. 

ANDREA LAVAZZA

È ancora il momento per l’Europa di rispondere alla chiamata della storia, ha detto con enfasi la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, concludendo il suo discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato ieri in Assemblea plenaria al Parlamento di Strasburgo. Ma quella retorica delle scelte epocali che dovrebbe alimentare le emozioni positive, senza le quali non è sufficiente neppure l’ottimismo della volontà, sembra destinata a non riscaldare i cuori di moli cittadini. Ed è paradossale, perché importantissime decisioni politiche sono già sul tavolo e altre si stagliano all’orizzonte.

La guerra in Ucraina, la crisi climatica, le disuguaglianze economiche, le migrazioni, la concorrenza su vari piani di Paesi extraUe ci mettono di fronte a sfide non comuni, che richiedono un’azione coordinata ed efficace. Qualcosa che i singoli Stati non sono obiettivamente nella condizione di fare.

« I cittadini europei vogliono un’Unione che li difenda in un momento di grande competizione di potere. Ma anche qualcuno che li protegge e sta loro vicino, come partner e alleato nelle loro battaglie quotidiane. E ascolteremo la loro voce», ha sottolineato von der Leyen. Il punto è che le voci sulle istituzioni Ue e sulla loro azione sono discordanti. E ci pongono interrogativi che vanno al di là delle singole questioni sul tappeto.

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La Conferenza internazionale sul Futuro dell’Europa

NICOLA VEROLA

Dopo una lunga fase di rodaggio, la Conferenza sul Futuro dell’Europa sta finalmente entrando nel vivoLa prima fase, di ascolto, prevede l’organizzazione di una serie di eventi e la possibilità per i cittadini di intervenire direttamente nel dibattito europeo attraverso una piattaforma digitale. Gli eventi potranno essere strutturati nei formati più vari dalle Istituzioni Ue, dagli Stati membri, dalle autorità locali e dalla società civile. L’organizzazione di convegni, “town hall meetings”, incontri nazionali e transnazionali, occasioni di confronto e di dibattito, senza un modello preordinato, dovrebbe consentire di raggiungere un numero quanto più elevato possibile di cittadini, in rappresentanza della diversità e della molteplicità delle culture europee.

La Conferenza sul Futuro dell’Europa prevede la possibilità dei cittadini europei di intervenire direttamente

Questi dibattiti decentrati assumeranno una rilevanza europea nella misura in cui le loro risultanze saranno convogliate attraverso la Piattaforma digitale creata ad hoc dalla Commissione Europea. Questo è forse lo snodo principale della Conferenza: una sorta di agorá virtuale cui tutti i cittadini europei potranno accedere liberamente – dopo aver sottoscritto la “Carta della Conferenza” – per fornire contributi e reperire informazioni in modo interattivo.

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