GIUSEPPE SAVAGNONE
La polemica suscitata nei giorni scorsi dal rifiuto del nostro Paese di sottoscrivere la dichiarazione del Consiglio dell’UE per la promozione delle politiche a favore delle comunità LGBTQ+, costituisce un ottimo esempio di come le legittime diversità di opinione possano degenerare in dispute ideologiche che nascondono il senso delle questioni, invece di aiutare l’opinione pubblica a capirne la complessità e a formarsi un giudizio critico.
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Reazioni
«Che rabbia e che vergogna questo governo che decide di non firmare una dichiarazione per le politiche europee a favore delle persone LGBTQ+. Non è accettabile», è stato il commento della segretaria del PD Elly Schlein. «Scelta scellerata», l’ha definita Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia Viva. Quella del nostro Governo è stata una «decisione inaccettabile» anche per AVS. E da parte di Azione, la deputata Daniela Ruffino ha parlato di una «brutta pagina».
Netto anche il leader dei 5Stelle Giuseppe Conte, il quale ha sottolineato che a non firmare il documento, tra i paesi dell’Unione, sono stati, oltre, l’Italia, solo l’Ungheria e altri Paesi dell’Est e ha contrapposto questa «posizione reazionaria» al progetto del suo partito di dar vita a una società «in cui tutti siano davvero liberi di vivere la propria vita senza dover rendere conto a nessuno delle proprie scelte».
A questo coro di critiche, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella ha replicato con pari aggressività: «La sinistra usa la sacrosanta lotta contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale come foglia di fico per nascondere il suo vero obiettivo, e cioè il gender».
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