Archivi tag: Fraternità

Costruire una societàpiù giusta e più umana

PAPA FRANCESCO

L’invito a mettere da parte indifferenza e paura per camminare insieme  sul sentiero della fraternità  Famiglia, speranza e pace: sono le tre parole guida affidate dal Papa ai nuovi ambasciatori di Etiopia, Zambia, Tanzania, Burundi, Qatar e Mauritania, ricevuti stamani, 8 giugno, nella Sala Clementina, in occasione della presentazione delle lettere credenziali. Pubblichiamo il discorso del Pontefice.

Eccellenze! Con piacere vi do il benvenuto in occasione della presentazione delle Lettere con cui venite accreditati come Ambasciatori Straordinari e Plenipotenziari presso la Santa Sede per i vostri Paesi: Etiopia, Zambia, Tanzania, Burundi, Qatar e Mauritania. Vorrei chiedervi di trasmettere cortesemente ai vostri rispettivi Capi di Stato i miei saluti e i miei sentimenti di stima, assieme all’assicurazione del mio ricordo nella preghiera per loro e per i vostri concittadini.

Nel momento in cui assumete i vostri incarichi, vorrei che riflettessimo brevemente su tre parole che possono esservi di guida nel vostro servizio: famiglia, speranza pace.

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“Democrazia, la sfida della fraternità”

MASSIMO BORGHESI

Francesco Occhetta, gesuita, membro dal 2007 del Collegio degli scrittori de La Civiltà Cattolica, segretario della Fondazione Fratelli tutti, è docente nella Facoltà di scienze sociali presso la Pontificia Università Gregoriana. Da anni lavora nell’ambito della formazione sociale e politica, con particolare attenzione al mondo cattolico. L’ultimo lavoro è un libro, da lui curato, con il titolo Democrazia. La sfida della fraternità (Pellegrino, 2024). Nella sua presentazione Occhetta lega il rilancio della democrazia, oggi in grave crisi nell’Occidente e nel mondo, alla riproposizione di dinamiche fraterne capaci di opporsi all’individualismo libertario ed edonistico che, da tempo, dissolve il tessuto etico e sociale dei popoli ed è causa delle reazioni populistiche che minano le relazioni interne ed esterne delle nazioni.

Il tema “fraternità” si ricollega chiaramente all’Enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, un documento che pare uscito di scena dopo la guerra tra Russia ed Ucraina e tra Israele ed Hamas. Oggi, osserva Occhetta, “Il 70% della popolazione del pianeta vive sotto regimi autoritari. Secondo l’Istituto V-dem di Göteborg in Svezia, i Paesi con democrazie liberali, in dieci anni, sono passati da 41 nel 2010 a 32 nel 2020, rappresentando solamente il 14% della popolazione mondiale. […] I conflitti armati in corso tra Stati sono 55, di cui 8 hanno raggiunto il livello di guerra, 22 sono stati internazionalizzati (significa che lo Stato in guerra è aiutato da altri Stati). La crescita di morti nel 2022 è stata maggiore del 96% rispetto all’anno prima; l’80% sono civili, non militari, ossia persone che la guerra la subiscono”.

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Dalla solitudine alla fraternità

ERIO CASTELLUCCI, Lettera alla città di Modena, 31 gennaio 2024

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole;

ed è subito sera.

La lirica Ed è subito sera, di Salvatore Quasimodo (1901- 1968), è un esempio di poesia ermetica: sono poche parole, penetranti come un graffito inciso su pietra, che concentrano l’esperienza profonda e drammatica dell’autore. Pubblicata nel 1942, in piena Seconda guerra mondiale, era già comparsa dodici anni prima come terzina finale di un componimento più ampio, dal significativo titolo Solitudini. Colpisce il ventaglio di evocazioni suscitate dal poeta siciliano in tre sole righe; evocazioni contrastanti, già a partire dalla prima parola: “ognuno”.

«Ognuno sta solo sul cuor della terra»

Il pronome indefinito “ognuno” richiama sia il singolo che la comunità: indica ciascun essere umano preso a sé e nello stesso tempo si riferisce all’insieme degli esseri umani. La solitudine, paradossalmente, ci isola e ci unisce: tutti la avvertiamo, ciascuno a modo suo; ma proprio perché nessuno ne è immune, la condividiamo con gli altri. Una certa dose di solitudine è connaturale all’essere umano, è una condizione esistenziale, che in misura e modi differenti tocca tutti. La solitudine si declina all’io e al noi, è muro e ponte insieme.

La tradizione culturale europea, del resto, riunisce le antiche antropologie biblica e greca, coniugando l’io con il noi, il muretto di protezione con il ponte di collegamento. La Bibbia, nelle sue prime paradigmatiche pagine, già almeno sei secoli prima di Cristo attribuisce alla creatura umana una dignità tale da essere “immagine di Dio”: non semplicemente in quanto individuo singolo e isolato, ma in quanto essere in relazione: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Genesi 1,27). E Aristotele, un paio di secoli dopo, definisce l’uomo sia “animale logico” sia “animale politico” (Politica, 1253a 9-10): per lui l’essere umano è individuo razionale e relazionale insieme.

«Nessun uomo è un’isola» scriveva, esattamente quattro secoli fa, il poeta John Donne (1572-1631). Eppure spesso ci sentiamo soli. Avvertiamo la fatica di comunicare: molte sensazioni, esperienze, emozioni e riflessioni non riusciamo a trasmetterle o non vogliamo farlo. Alcuni muretti, certo, sono necessari attorno all’io: per custodire l’intimità personale, impedire di violarla a chi non ne ha diritto e coltivare le proprie attitudini. Esiste così una solitudine “buona” e cercata, presidio della dignità individuale, della profondità spirituale di ognuno, della peculiare storia di ciascuno.

Aveva però ragione John Donne: sebbene una dimensione del mio essere appaia come un’isola, per non annegare nell’alta marea dell’egoismo occorre che l’io getti dei ponti verso gli altri esseri umani. L’isolamento richiama il mito di Narciso, il giovane bellissimo che, insensibile all’amore per gli altri, fu condannato per sempre dagli déi ad innamorarsi perdutamente della propria immagine riflessa in una pozza d’acqua, contemplandola fino a morirne angosciato. Sarà dunque possibile per “ognuno” proteggere la propria individualità senza cadere nel narcisismo? Si potrà superare l’isolamento, mantenendo la solitudine “buona” e cercata e vincendo quella “cattiva” e subita, la quale ci porta a tagliare i contatti, a ripiegarci su noi stessi e rimanere chiusi entro la cornice del nostro piccolo specchio?

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“Vogliamo vivere in pace”. La Dichiarazione dei 30 Premi Nobel al meeting per la fraternità

«Siamo diversi, siamo differenti, abbiamo differenti culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace» (Papa Francesco).

Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella, sempre. Vogliamo vivere insieme, da fratelli e sorelle, nel Giardino che è la Terra. È il Giardino della fraternità la condizione della vita per tutti.

Siamo testimoni di come in ogni angolo del mondo l’armonia perduta rifiorisce quando la dignità è rispettata, le lacrime vengono asciugate, il lavoro è remunerato equamente, l’istruzione è garantita, la salute è curata, la diversità è apprezzata, la natura è risanata, la giustizia è onorata e le comunità abbracciano solitudine e paure.

Insieme scegliamo di vivere le nostre relazioni basate sulla fraternità, che è alimentata dal dialogo e dal perdono, che «non implica il dimenticare» (ft, n. 250), ma il rinunciare «ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva» (ft, n. 251) di cui tutti soffriamo le conseguenze.

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Meeting sulla fraternità, in Piazza San Pietro anche Bocelli e Bolle. 10 giugno, ore 16.00

“Vogliamo arrivare all’obiettivo di un miliardo di firme”. Lo ha detto il card. Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, presentando in sala stampa vaticana il Meeting Mondiale sulla Fraternità Umana, dal titolo “Not alone” (#notalone), in programma il prossimo 10 giugno alle 16 in Piazza San Pietro e, in contemporanea, in altre otto piazze del mondo. 

Nell’ambito dell’iniziativa, cui parteciperanno quasi 30 Premi Nobel – ispirata all’Enciclica Fratelli tutti e organizzata dalla Fondazione vaticana Fratelli tutti -, verrà redatto un “documento di chiamata all’impegno per la fraternità umana”, da presentare a papa Francesco e, con il Pontefice, “a tutte le persone che nel mondo si sentono di accogliere l’appello a costruire una società fondata su solidarietà, giustizia e pace”.

L’evento – come ha spiegato in sala stampa vaticana Carlo Conti, che lo condurrà – verrà trasmesso in mondovisione sui media Vaticani (dalle 16.00), RAI1 (dalle 17.00 alle 18.45) e in streaming sulle piattaforme social della “Fondazione Fratelli tutti”.

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“Por el equilibrio del mundo”. Conferenza internazionale, Cuba 2023

PAPA FRANCESCO

«Solo insieme potremo affrontare le diverse crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo e che sono tutte interconnesse». Lo scrive il Papa nel messaggio inviato ai partecipanti alla quinta Conferenza internazionale «Por el equilibrio del mundo» che si svolge a La Habana (Cuba) dal 24 al 28 gennaio.

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Stimati delegati, Anche quest’anno siete riuniti in questa Conferenza per commemorare la nascita di José Martí, presentando la sua figura come stimolo per risvegliare le coscienze di quanti nel mondo sono chiamati a creare un clima di dialogo e di fratellanza che possa promuovere cambiamenti significativi nelle attuali circostanze sociali e politiche.

Tali circostanze, come ho detto nel mio ultimo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, sono motivo di allarme e devono suscitare in noi un interesse per questo cambiamento di rotta. A tal fine ritengo quindi importante che il nostro sguardo non si fissi tanto su quello che ognuno di noi, con le migliori intenzioni, potrebbe proporre, ma sull’assoluto bisogno di sederci ad ascoltare gli altri. È urgente costruire ponti che possano aiutarci a trovare insieme soluzioni praticabili che non escludano nessuno. E tutto a partire dal dialogo e con l’orizzonte ampio della fratellanza universale (cfr. Lettera enciclica Fratelli tutti, n. 142).

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Fraternità. Saper proteggere e sostenere

NUNZIO GALANTINO

La fraternità, perché? È la domanda/titolo di uno degli ultimi libri di Edgar Morin. È lo stesso filosofo francese a rispondere: «per resistere alla crudeltà del mondo». Risposta divenuta il sottotitolo dello stesso libro (Ave, 2020).

Crudeltà del mondo e imbarbarito vocabolario delle relazioni sono l’amaro conto che ci va presentando, giorno dopo giorno, la cosiddetta globalizzazione. Con un cinismo che tende a rendere sempre più marginale o a caricare di sterile utopismo la parola fraternità.

Prima però di assumere il significato di generico e poco esigente affetto tra fratelli, la parola fraternità – da frater, a sua volta derivata dall’antica radice indoeuropea *bhtar – aveva il significato di «sostenitore» o «protettore». Sicché fratello è letteralmente chi sostiene, chi protegge, chi custodisce. Si capisce meglio allora il carattere drammatico del dialogo tra Caino e Yavhé, il Santo. A questi che gli chiede: «Dov’è Abele, tuo fratello?», Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il guardiano di mio fratello?» (Gn 4, 9). Una risposta che è di fatto rifiuto della fraternità e quindi della voglia di sentirsi custode di Abele. Lo stesso rifiuto lo ritroviamo nell’episodio di Giuseppe venduto dai fratelli (Gn 37, 12-36), nei comportamenti di Eteocle e Polinice (tra l’altro, in I sette contro Tebe di Eschilo), nel rapporto tra Fafner e Fasolt in L’oro del Reno di Wagner e in quello che corre tra Déagole e Sméagol, ne Il Signore degli anelli di Tolkien.

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Pope Francis: “I encourage you not to be afraid to walk the paths of fraternity”

Pope Francis – [ EN  – ES  – FR  – IT ][Multimedia]

Dear friends, I welcome you, the members of the Chemin Neuf political Fraternity, and through you, I warmly greet the young people from different countries who, like you, benefit from the expertise and accompaniment of the Chemin Neuf community. I thank you for making this journey to Rome, despite the limitations of the pandemic.

With you I give thanks to the Lord for the work of his Spirit, which is manifested in your human and spiritual journey in the service of the common good and of the poor in particular, a journey you make by rejecting poverty and working for a more just and fraternal world. In fact, in the unbridled pursuit of possessions, careers, honours or power, the weak and the least are often ignored and rejected, or considered useless, indeed – and this is not there [in the text] – they are considered as waste material. This is why I hope that your commitment and your enthusiasm in the service of others, shaped by the power of the Gospel of Christ, will restore a taste for life and hope in the future to many people, especially many young people.

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