MAURO MAGATTI
I segnali che indicano il generale riorientamento del clima psicosociale contemporaneo sono numerosi e, purtroppo, convergenti. L’elenco è impressionante: il fondamentalismo ha contagiato tutte le grandi matrici religiose, arrivando a giustificare la violenza e il sostegno del terrorismo; il razzismo e l’antisemitismo riemergono e risuonano persino nel cuore delle società più avanzate, a partire da quella americana e tedesca; l’odio sociale circola abbondantemente nei social, alimentando risentimento e hate speech; in sistemi politici molto diversi sono al potere «uomini forti», cinici disincantati che non hanno remore nel calpestare le leggi e il diritto internazionale; infine, la moltiplicazione dei focolai di guerra rischia di saldarsi in un unico grande conflitto globale con a tema la riscrittura dell’ordine mondiale.
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Il mondo sembra scivolare lungo un piano inclinato, preso dal vortice di potenti forze irrazionali che imprigionano l’inconscio collettivo. Viviamo un momento storico in cui la ragionevolezza stenta a offrire un punto di appoggio sufficiente per affrontare le tensioni esistenti.
Quello che sembra evidente è che l’interesse economico e l’innovazione tecnologica non bastano per governare la complessità: il contraltare della liberazione del desiderio individuale su scala globale — un successo straordinario della fase storica alle nostra spalle — è oggi il contagio della paura, del risentimento, dell’odio. Che si risolve poi nella logica, arcaica ma sempre efficace, dello schema amico-nemico: semplificando la realtà e parlando all’emotività, l’identificazione di un nemico (interno e/o esterno) è la via più semplice per assorbire e scaricare a terra la tensione accumulata.
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