ANNALISA ANTONUCCI
Il 2021, che l’Onu aveva dichiarato Anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile, si è concluso senza successo, anzi. I bambini costretti a lavorare invece di andare a scuola sono aumentati nel mondo. Il loro numero, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), è salito a oltre 160 milioni con un aumento di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni.
Ad oggi quasi il 28% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni e il 35% di quelli tra i 12 2 i 14 anni non frequentano la scuola. E’ il settore agricolo ad occupare il 70% dei bambini che lavorano (circa 112 milioni) e la prevalenza del lavoro minorile nelle aree rurali è quasi tre volte superiore a quella delle aree urbane. Un ulteriore 20% di bambini e ragazzini (31,4 milioni) è occupato nel settore dei servizi e un 10% (16,5 milioni) in quello dell’industria. I bambini e gli adolescenti costretti a lavorare rischiano di subire danni fisici e mentali, a vedere compromesso il loro grado di istruzione con la grave conseguenza di un restringimento dei propri diritti e una grave limitazione delle opportunità future che porta a un ciclo vizioso di povertà e lavoro minorile che ha un forte impatto su diverse generazioni.
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