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Vivere in un mondo plurale, culturalmente frammentato. Il contributo della scuola

FRANCESCO MACRÍ

Il villaggio globale nel quale sono chiamati a vivere i giovani di oggi presenta molti aspetti problematici. Uno di questi è il forte e pervasivo “pluralismo” culturale, etnico, religioso, comportamentale.

Di fronte a questo scenario la scuola ha un grande ed importante compito. La modernità porta con sé molte opportunità di crescita umana, di sviluppo economico, di progresso scientifico, ma anche molte difficoltà, resistenze, contraddizioni, sfide. Una di queste é il pluralismo. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, i grandi processi di immigrazione di massa, i flussi dei mercati globali scavalcano da ogni parte gli ambiti ristretti delle nostre tradizioni locali, delle nostre abitudini ed esperienze personali e ci proiettano in un circuito di dimensioni mondiali dove è facile smarrire se stessi, i propri valori, come pure è facile che si scatenino meccanismi di autodifesa della propria identità così eccessivi da tramutarsi in intolleranza, aggressività, violenza. Nasce, quindi, da qui la forte esigenza di educare i giovani all’accettazione della diversità, all’interculturalità, alla capacità di dialogo. É naturale, perciò, che la scuola venga chiamata in causa perché può offrire un contributo originale ed insostituibile alla formazione dei ‘nuovi’ cittadini, che siano capaci non solo di “convivere” nella diversità in atteggiamento rassegnato e passivo come di fronte ad un evento inevitabile, ma di costruire attivamente insieme a tutti gli altri un mondo migliore.

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“Educazione e pedagogia interculturale” 

AGOSTINO PORTERA

Prof. Agostino Portera, Lei è autore del libro Educazione e pedagogia interculturale, edito dal Mulino: quali mutamenti hanno generato fenomeni come globalizzazione, emergenza ambientale nonché pluralismo politico, religioso e culturale e con quali ripercussioni?

All’alba del nuovo millennio si manifestano drastici cambiamenti sugli aspetti fondanti della vita umana: sui piani politico e culturale, economico e lavorativo, ecologico, ambientale e sociale. Tutto ciò ha causato drastici cambiamenti delle politiche scolastiche (efficientismo, tecnicismo, misurazioni). In pressoché tutti i paesi industrializzati dilaga una pervasiva cultura neoliberale, in seguito alla quale il modo giusto di progredire è identificato nel consumo e nella crescita economica (PIL), a scapito della solidarietà, dei bisogni di singole persone e gruppi sociali. L’ordine neoliberale ha potenziato le egemonie, fornito le ali al capitalismo senza regole (tranne quelle che cerca di darsi da solo) e senza limiti. Gli ospedali, che dovrebbero soprattutto perseguire la cura dei cittadini, sono stati rinominati in “aziende ospedaliere” con lo scopo precipuo di fare profitto. Persino l’educazione e l’istruzione si trovano a sottostare al capitale e divengono “occasione per fare soldi”: si cerca di scoraggiare le riflessioni critiche, l’impegno pubblico; si affievoliscono alcuni valori del vivere civile; per favorire logiche di mercato si assiste alla soppressione di principi morali. Gli effetti disumanizzanti del neoliberalismo (compresa la manipolazione dell’opinione pubblica) inducono milioni di cittadini a inseguire unicamente il miraggio dell’accumulo di soldi, beni materiali e potere, a scapito del bene comune.

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