Archivi tag: Dignità umana

Filosofia. La dignità ontologica dell’essere umano

PAOLA RICCI SINDONI

Fra i molteplici e preziosi spunti di riflessione e di approfondimento che propone la Dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede “Dignitas infinita circa la dignità umana” spicca un concetto, la “dignità ontologica”, che solo apparentemente si presenta come un paradigma astratto, fungendo invece da ponte concettuale tra il suo statuto formale e la sua efficacia pratica.Innanzitutto, va notato come queste pagine non siano indirizzate soltanto ai credenti ma si aprano a un confronto razionale, valido per tutti quanti hanno a cuore il valore inestimabile di ogni vita umana. La dignità ontologica, infatti, segnala la preziosità dell’essere umano in senso universale, semplicemente in virtù del fatto che “è” un essere umano.

Detto altrimenti, ogni uomo è autonomo e dotato di dignità perché è uomo, non è uomo perché dotato di dignità. È l’uomo, insomma, che possiede uno spessore ontologico che gli permette di esprimere la sua libertà, non è quest’ultima a determinarne la dignità. La dignità non è conferita o creata da scelte autonome e personali ma “si impone” a esse, o meglio, dovrebbe esserne a fondamento. Il carattere eminentemente soggettivo della dignità ontologica, che marca l’unicità e la non scambiabilità di un uomo con un altro diventa in tal senso la piattaforma della sua vocazione universale, che richiede – come recitano anche le varie Dichiarazioni dei diritti umani – di essere potenziata e promossa attraverso l’esercizio del rispetto e delle pratiche etiche improntate da spirito solidaristico.

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“Dignitas infinita”. Ma l’uomo è degno a prescindere

LAURA PALAZZANI

Il tema della dignità umana non è certo un tema nuovo. Eppure oggi è tornato al centro della riflessione. La Dichiarazione “Dignitas infinita, circa la dignità umana” del Dicastero per la Dottrina della Fede nasce da un’urgenza che la Chiesa avverte: l’urgenza di rendere tutti noi consapevoli che per quanto si registri un «consenso piuttosto generale» sull’espressione «dignità umana», tale espressione si presta a «possibili equivoci». Nel documento si richiama esplicitamente più volte alla Dichiarazione universale sui diritti dell’uomo (1948) dell’Assemblea generale della Nazioni Unite dove sin dall’articolo 1 si afferma che «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti». Ma cosa significa propriamente “dignità umana”?

La Dichiarazione del Dicastero parla di «dignità infinita», intendendo con questo aggettivo che la dignità è esente da limiti quantitativi nel tempo e nello spazio: è in ogni uomo, in tutti gli uomini; da sempre e per sempre; ovunque. La dignità riguarda l’uomo in quanto uomo, al di là di ogni apparenza esteriore sul piano fisico, psichico e/o sociale o oltre ogni caratteristica concreta. L’uomo è degno a prescindere dalla fase di sviluppo che ha raggiunto (può essere un embrione o un soggetto morente); a prescindere dalle capacità che manifesta (può essere non ancora in grado o non più in grado di ragionare, volere, decidere); a prescindere dalle condizioni fisiche e/o psichiche (può essere sano o malato, abile o disabile); a prescindere dalle condizioni sociali (può essere ricco o povero); a prescindere dall’appartenenza etnica (può avere un diverso colore della pelle o appartenere a differenti culture). La dignità è umana in quanto “prescinde da” circostanze, situazioni e caratteristiche specifiche che ci rendono tutti “diversi” l’uno dall’altro. La dignità riguarda il nostro “essere” che ci costituisce come “uguali”.

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Pietro Parolin: l’Europa sia la casa di ogni persona

GABRIELLA CERASO

In un intervento, tenuto il 12 novembre 2020 al Consiglio d’Europa di Strasburgo, per i 50 anni della presenza della Santa Sede come Osservatore permanente, il Cardinale Segretario di Stato del Vaticano riflette sulla centralità della persona umana e sulla tutela della sua dignità: in tempo di pandemia, afferma, solo lo spirito di solidarietà “salverà chi è nella stessa barca, nella stessa casa, sulla stessa terra”.

Il 50.mo anniversario della presenza della Santa Sede come Osservatore Permanente presso il Consiglio d’Europa. Questa l’occasione del lungo discorso del cardinale Pietro Parolin, che ripercorre la storia del sodalizio iniziata nel 1962, “storia di interesse e sforzo in tutela dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in tutto il continente”. Il Papa, ricorda il segretario di Stato, lo ha tante volte ribadito durante visite alle istituzioni europee e discorsi: “Il sogno dei fondatori era quello di ricostruire l’Europa in uno spirito di servizio reciproco che anche oggi, in un mondo più incline a fare richieste che a servire, deve essere la pietra angolare della missione del Consiglio d’Europa in nome della pace, della libertà e della dignità umana”. Altrettante sono state le occasioni recenti che il cardinale Parolin cita per sottolineare quanto la cura della persona sia la base su cui “continuare a costruire l’Europa dei Padri Fondatori”: cura e dignità che la Santa Sede considera la sua principale priorità e un desiderio che Papa Francesco ha chiaramente espresso nell’ultima Lettera Enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale.

“Su questa comune preoccupazione – ha affermato dunque il porporato – la Santa Sede e il Consiglio d’Europa hanno lavorato insieme con successo e proseguiranno a farlo nel rispetto dei diversi ruoli e le “varie Convenzioni e gli Accordi ratificati dalla Santa Sede, così come il suo sostegno agli strumenti giuridici – che non può firmare in virtù della sua particolare natura e delle sue specifiche finalità religiose, ma di cui non manca di promuovere i valori universali – sono la prova di questo continuo interesse alla collaborazione”.

Ma assieme alla riflessione sulla dignità umana e sulla centralità della persona, in tempo di pandemia – fa notare il cardinale Parolin – occorre soffermarsi anche sul rispetto della democrazia e dello Stato di diritto, come asserito anche nelle linee guida del Segretario generale, inviate a tutti i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2020. A questo proposito, il segretario di Stato specifica come alla Santa Sede – che ha lo statuto di “Osservatore permanente presso il Consiglio” – non basti “osservare” la realtà, quanto piuttosto interessi lavorare “a costruire strutture di solidarietà a beneficio di tutti”, attraverso l’influenza morale che esprime nelle sue valutazioni, come “esperta in umanità” e nella collaborazione attiva che svolge a vari livelli decisionali.

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