FABRIZIO VIELMINI
«Il mondo impari a costruire la pace, anche limitando la corsa agli armamenti e convertendo le ingenti spese belliche in sostegni concreti alle popolazioni». Il tema della guerra ha dominato le parole di papa Francesco al Congresso mondiale delle religioni che si chiude oggi in Kazakistan. Il focus dell’evento avrebbe dovuto essere il ruolo dei leader religiosi nelle conseguenze del covid, ma l’attualità bellica ha preso il sopravvento. «Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua inevitabilità… – ha detto Bergoglio – Cos’altro deve succedere, quante morti ci si deve aspettare prima che il confronto lasci il posto al dialogo a beneficio delle persone, dei popoli e dell’umanità?».
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Mentre il papa concentrava la sua attenzione al principale conflitto che insanguina l’ex-Urss . «Penso a tanti luoghi stanchi della guerra, soprattutto alla cara Ucraina» ha ribadito, intanto si sono riaccesi i focolai di tensione nel Caucaso.
Lunedì l’Azerbaigian ha iniziato una nuova offensiva contro l’Armenia attorno alla regione del Nagorno-Karabakh, per oltre vent’anni rimasta separata dalla sovranità di Baku e riconquistata manu militari nel 2020. Il conflitto è altamente simbolico poiché le ragioni dei due contendenti vengono sovente declinati in termini della loro appartenenza al mondo islamico e cristiano. «Continuiamo a pregare perché anche in quei territori la pace e l’armonia prevalgano sulle contese» ha dichiarato il papa con esplicito riferimento alla nuova crisi.
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