Archivi tag: Democrazia

Francesco: «Invoco un nuovo spirito di Helsinki. Basta armamenti, convertirli in aiuti»

FABRIZIO VIELMINI

«Il mondo impari a costruire la pace, anche limitando la corsa agli armamenti e convertendo le ingenti spese belliche in sostegni concreti alle popolazioni». Il tema della guerra ha dominato le parole di papa Francesco al Congresso mondiale delle religioni che si chiude oggi in Kazakistan. Il focus dell’evento avrebbe dovuto essere il ruolo dei leader religiosi nelle conseguenze del covid, ma l’attualità bellica ha preso il sopravvento. «Non abituiamoci alla guerra, non rassegniamoci alla sua inevitabilità… – ha detto Bergoglio – Cos’altro deve succedere, quante morti ci si deve aspettare prima che il confronto lasci il posto al dialogo a beneficio delle persone, dei popoli e dell’umanità?».

Mentre il papa concentrava la sua attenzione al principale conflitto che insanguina l’ex-Urss . «Penso a tanti luoghi stanchi della guerra, soprattutto alla cara Ucraina» ha ribadito, intanto si sono riaccesi i focolai di tensione nel Caucaso.

Lunedì l’Azerbaigian ha iniziato una nuova offensiva contro l’Armenia attorno alla regione del Nagorno-Karabakh, per oltre vent’anni rimasta separata dalla sovranità di Baku e riconquistata manu militari nel 2020. Il conflitto è altamente simbolico poiché le ragioni dei due contendenti vengono sovente declinati in termini della loro appartenenza al mondo islamico e cristiano. «Continuiamo a pregare perché anche in quei territori la pace e l’armonia prevalgano sulle contese» ha dichiarato il papa con esplicito riferimento alla nuova crisi.

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Sulla democrazia

ENRICO PEYRETTI

«La democrazia si può suicidare», diceva Bobbio riferendosi, per esempio, alla Germania degli anno ’30, novant’anni fa. Ora, in Italia, c’è preoccupazione per la consistenza di forze politiche di tendenza autoritaria. La democrazia è distribuzione del potere, idealmente ad ogni cittadino, alla pari con tutti gli altri. Tutti insieme i cittadini si fanno rappresentare eleggendo loro delegati (deputati) nel Parlamento, che ha il potere di fare le leggi e di orientare la politica. Essi decidono anche direttamente nei referendum popolari.

La regola nonviolenta per esprimere la volontà popolare è il conteggio delle singole scelte. La quantità dei voti sulle diverse proposte decide la qualità della rappresentanza, perciò delle leggi e della politica. Non è detto che nel conteggio delle scelte degli elettori prevalga la scelta migliore, più opportuna, più giusta. Però questo criterio formale è fondato sulla fiducia che gli elettori in maggioranza scelgano il meglio per il Paese.

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Alcune premesse per il processo di pace

LEONARDO BECCHETTI

Le drammatiche vicende dell’invasione russa dell’Ucraina hanno determinato un brusco risveglio dell’opinione pubblica europea portando in casa nostra guerre prima lontane e rendendoci consapevoli che la pace non è mai da considerare acquisita ma è piuttosto un percorso e un processo da conquistare faticosamente ogni giorno. Ma come?

Innanzitutto, condividendo risorse. Viene ricordato spesso anche su queste colonne che il più straordinario processo di pace della storia moderna è stato proprio quello che ha condotto alla progressiva integrazione dei Paesi dell’Europa Occidentale, un processo iniziato dopo secoli di guerre sanguinose con la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Sotto la spinta di leader illuminati di ispirazione cristiana (Adenauer, De Gasperi, Schumann) la prima e più strategica decisione che ha avviato il percorso è stata quella di decidere di non combattere più per il controllo di risorse strategiche per lo sviluppo dei Paesi, ma di metterle in comune. Quel percorso deve oggi trarre nuovo slancio se non vogliamo fare passi indietro al nostro interno, superando la contrapposizione tra cicale e formiche, e imparando la lezione della risposta alla pandemia dove l’Unione Europea ha affrontato il momento economico più difficile dal secondo dopoguerra novecentesco riuscendo finalmente a fare squadra e constatando come in questo modo le sue risorse e capacità d’impatto si sono moltiplicate (uno ‘con’ uno, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, fa sempre tre).

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Monito del Papa: la democrazia arretra, attenzione ai facili populismi

GIAN LUIGI VECCHI

Qui si torna all’inizio. Tucidide che riporta il discorso di Pericle agli ateniesi, 431 a.C., «si chiama democrazia perché amministrata non nell’interesse di pochi ma della maggioranza».

Ora l’Acropoli è velata di nubi basse, Francesco parla al palazzo presidenziale e non può vederla eppure è un riferimento costante, «il richiamo ad allargare gli orizzonti verso l’Alto» e insieme «verso l’altro», l’immagine della civiltà che ha fatto nascere la democrazia: «La culla, millenni dopo, è diventata una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all’Unione europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli». Eppure, alza lo sguardo il Papa, «non si può che constatare con preoccupazione come oggi, non solo nel continente europeo, si registri un arretramento della democrazia».

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