MARIO TOSO
Riportiamo di seguito una riflessione del Vescovo di Faenza, Mario Toso, rivolta ad un gruppo di giovani della sua diocesi come preparazione alla 50.a edizione della Settimana Sociale dei Cattolici che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. Il testo integrale è riportato sul sito diocesano. Altri testi di approfondimento di aspetti attinenti lo stesso argomento son reperibili sul medesimo sito
- Cattolici e democrazia: importanti questioni aperte
I cattolici sono chiamati a dare il loro apporto peculiare in vista della sua rigenerazione rispetto alla democrazia odierna, sia a livello nazionale sia a livello europeo. L’apporto dei cattolici, però, appare condizionato negativamente da più fattori che ne limitano l’efficacia. Tra le cause che lo indeboliscono vanno senz’altro annoverate: una crescente separazione tra fede – fonte di un nuovo pensiero, di una nuova cultura e di un umanesimo trascendente – e vita, che provoca una pericolosa frammentazione identitaria, tale da non consentire di partecipare al dialogo pubblico alla pari con altri soggetti che, al contrario, non hanno timore di promuovere la propria identità;[1] la conseguente perdita dell’ispirazione cristiana, la quale non offre al cattolico che interviene nella discussione pubblica una ragione irrazionale, ma sovrarazionale, ossia capace di confrontarsi con altri sulla base di contenuti razionali o di contenuti che non contraddicono la ragione che funziona correttamente, ma semmai la arricchiscono; l’ancoramento ad una deleteria teoria della diaspora, che non tiene conto o sottovaluta l’importanza delle regole procedurali della democrazia, in particolare quella relativa al principio della maggioranza. Chi non tiene in considerazione la procedura della maggioranza mostra di ignorare un importante processo della democrazia – l’approvazione delle leggi avviene sulla base della maggioranza – che può far scivolare i cattolici verso una forma di analfabetismo politico ma anche di irrilevanza.[2]
Sulle cause che portano ad indebolire l’apporto dei cattolici nella necessaria rigenerazione della democrazia si ritornerà nel corso delle seguenti riflessioni.
- Documento preparatorio della 50.a Settimana sociale dei cattolici in Italia[3]
Di fronte al compito di rigenerare la democrazia odierna potrebbe assalirci sin dall’inizio lo scoramento. Perché? Perché la democrazia è fortemente in crisi.[4] Colin Crouch l’ha definita post-democrazia, ovvero democrazia senza cittadini.
Si tratta di una crisi profonda che non riguarda solo il piano delle istituzioni: i partiti, ad es., in Italia si presentano con liste bloccate.[5] La crisi della democrazia si manifesta anche dal punto di vista del coinvolgimento popolare nei processi decisionali. Si pensi all’astensionismo, alla disaffezione nei confronti della politica[6].
La crisi maggiormente preoccupante, però, è la crisi etico-culturale che sta alla base della democrazia: inquietano la frammentazione sociale e l’individualismo crescente, che lasciano poco spazio per pensarne il futuro. Sotto i colpi di un individualismo arbitrario e di una sempre più diffusa dittatura del relativismo[7] si pone in gravi difficoltà lo Stato di diritto, lo Stato di diritto sociale, basi della democrazia sostanziale contemporanea. Con cittadini prevalentemente volti a realizzare una libertà individualistica, libertaria, utilitaria, consumistica, diventa sempre meno possibile una democrazia sostanziale, partecipativa, solidale, deliberativa, inclusiva. La democrazia come è stata delineata nella Costituzione italiana, ma non solo, presuppone un personalismo comunitario, incentrato attorno ad un asse costituito dalle persone libere e responsabili, intrinsecamente sociali, aperte al Trascendente.
Oggi, dunque, occorre riappropriarsi della democrazia[8] risemantizzandola, rafforzandola sulle basi di un umanesimo trascendente. E la partecipazione è da coltivare come primo indicatore della salute della democrazia.
Continua a leggere →