REMO LUCCHI
Il contesto sociale in cui stiamo vivendo è complesso, e foriero di cambiamenti importanti. La complessità ha un punto di partenza strisciante, innescato parecchi anni fa, e del tutto trascurato perché insolito (nella storia non si era mai verificato); in epoca recente si sono poi aggiunte altre due cause, anch’esse del tutto insolite.
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Tutte e tre queste cause sono accomunate dallo stesso guaio: contrastano la relazionalità, e ci ricordano quanto in questo modo tutte le forme di vita, sia individuale che sociale, si basano obbligatoriamente solo sulla relazionalità positiva.
Quindi tre fenomeni nuovi, non di rapida soluzione, che è molto probabile possano cambiare sia la vita individuale che sociale. I due fenomeni più recenti (pandemia e guerra in Ucraina, con tutte le conseguenze) sono sotto gli occhi di tutti, anche se più sui fatti in sé che per le conseguenze. Il fenomeno strisciante precedente è invece sfuggito a tutti, ed è quello che in questo periodo crea le problematiche più pressanti e non di prossima soluzione.
Cominciamo a parlare di questo “fenomeno strisciante”, che riguarda il problema dominante delle nuove generazioni, di cui le ricerche sociali continuano a occuparsi e che provano a denunciare – purtroppo senza benefici, né attuali, né prospettici.
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