Archivi tag: clericalismo

Galantino: tradisce la verità una Chiesa clericale. «Sinodalità, serve una spiritualità di comunione»

MIMMO MUOLO

Il Sinodo «non è una questione di aggiustamenti o riposizionamenti interni alla Chiesa. Un Sinodo così inteso è destinato a incidere davvero poco. Ce lo ricorda continuamente il Papa». Al contrario «una Chiesa che fa suo il metodo e i contenuti del cammino sinodale e che non smette – in tutti i suoi membri – di essere aperta all’azione dello Spirito in ordine alla realizzazione della communio, è una Chiesa che può contribuire con maggiore credibilità a rendere migliore questo mondo». Parola del vescovo Nunzio Galantino, presidente emerito dell’Apsa, che nei giorni scorsi è intervenuto alla presentazione dei volumi della Edb Sinodalità e comunione di Eugenio Corecco e Piccola scuola di sinodalità a cura di Lucia de Lorenzo e Massimiliano Proietti.

Galantino ha citato il teologo Yves Congar, quando diceva che in molti «persiste implicita l’idea che la Chiesa è fatta dal clero e che i fedeli ne sono solamente i beneficiari o la clientela. Questa orribile concezione si è impressa in così tante strutture e abitudini da sembrare scontata e impossibile da cambiare» E invece è tradimento della verità. C’è ancora molto da fare per declericalizzare la nostra concezione della Chiesa, senza ovviamente, attentare alla struttura gerarchica». Ne consegue che «la conversione invocata, prima del cambiamento delle strutture, richiede la maturazione di una spiritualità del “noi” ecclesiale”, come scrive Corecco. E dunque anche la sinodalità «richiede attitudini spirituali, che vanno coltivate e che non possono essere estranee ai percorsi di formazione di laici e ministri ordinati». In altri termini serve «una spiritualità della sinodalità che fa, di fatto, riferimento a una spiritualità di comunione, criterio di appartenenza alla Chiesa».

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Teologia. La crisi del Cristianesimo in Occidente

ANDREA GRILLO

Venerdì 18 agosto si è tenuta a Camaldoli una serata di riflessione sul tema: “La crisi del cristianesimo in occidente”, nella quale sono intervenuto insieme a Lucia Vantini e che può essere ascoltata sul canale youtube al seguente link (qui). Pubblico qui di seguito lo schema su cui ho costruito la mia relazione. “Si manifestò in altra forma (en ethèra morphé)” (Mc 16,12)

In questa “Sala del Landino”, che frequento ormai da alcuni decenni, è bello parlare sotto un soffitto ligneo solidissimo e potente e sotto lo sguardo della “testa dorata” di Giovanni XXIII, che si affaccia quasi alla finestra, poco sotto la targa che ricorda come, in questa stessa sala, “diebus canicularibus” si tenessero molti secoli fa discussioni accademiche con i migliori ingenii dell’umanesimo e del rinascimento toscano. A Camaldoli si respira una tradizione di libertà che continua.

La riflessione di questa sera muove da due libri: un grande “canto del cigno” e una bella “opera prima”. “Un cattolicesimo diverso” di Gh. Lafont e “Dio rimane” di Debora Rienzi. Biograficamente stanno alla fine di una vita e all’inizio di una carriera. Sono due libri sorprendenti. Perché aprono prospettive di rilettura importanti della nostra tradizione cristiana e cattolica. E rispondono magistralmente alla crisi di cui vi dirò. Affascinano come le opere prime e le opere ultime. Come i primi minuetti di Mozart o gli ultimi quartetti di Beethoven, come le danze del giovane Bach o l’arte della fuga lasciata incompiuta. Un terzo libro (“Era irriconoscibile” di Enrico Mazza) ci offre una sorta di “basso continuo”, come meditazione sulla identità del Risorto “in altra forma”.

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Lettera aperta di Papa Francesco ai “cari fratelli sacerdoti” della Diocesi di Roma

PAPA FRANCESCO

Cari fratelli sacerdoti, Desidero raggiungervi con un pensiero di accompagnamento e di amicizia, che spero possa sostenervi mentre portate avanti il vostro ministero, con il suo carico di gioie e di fatiche, di speranze e di delusioni. Abbiamo bisogno di scambiarci sguardi pieni di cura e compassione, imparando da Gesù che così guardava gli apostoli, senza esigere da loro una tabella di marcia dettata dal criterio dell’efficienza, ma offrendo attenzioni e ristoro. Così, quando gli apostoli tornarono dalla missione, entusiasti ma stanchi, il Maestro disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (Mc 6,31).

In cammino con voi

Penso a voi, in questo momento in cui ci può essere, insieme alle attività estive, anche un po’ di riposo dopo le fatiche pastorali dei mesi scorsi. E vorrei anzitutto rinnovarvi il mio grazie: «Grazie per la vostra testimonianza, grazie per il vostro servizio; grazie per tanto bene nascosto che fate, grazie per il perdono e la consolazione che regalate in nome di Dio […]; grazie per il vostro ministero, che spesso si svolge tra tante fatiche, incomprensioni e pochi riconoscimenti» (Omelia per la Messa del Crisma, 6 aprile 2023).

D’altronde, il nostro ministero sacerdotale non si misura sui successi pastorali (il Signore stesso ne ha avuti, col passare del tempo, sempre di meno!). Al cuore della nostra vita non c’è nemmeno la frenesia delle attività, ma il rimanere nel Signore per portare frutto (cf. Gv 15). È Lui il nostro ristoro (cf. Mt 11,28-29). E la tenerezza che ci consola scaturisce dalla sua misericordia, dall’accogliere il magis della sua grazia, che ci permette di andare avanti nel lavoro apostolico, di sopportare gli insuccessi e i fallimenti, di gioire con semplicità di cuore, di essere miti e pazienti, di ripartire e ricominciare sempre, di tendere la mano agli altri. Infatti, i nostri necessari «momenti di ricarica» non avvengono solo quando ci riposiamo fisicamente o spiritualmente, ma anche quando ci apriamo all’incontro fraterno tra di noi: la fraternità conforta, offre spazi di libertà interiore e non ci fa sentire soli davanti alle sfide del ministero.

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Religione. Confronto a due voci. Il mistero di Dio nella terra di confine

Marcelo Barros e Marco Campedelli

Un confronto tra due amici che da trent’anni hanno fatto un patto di condivisione di idee e di sogni. Vent’anni di differenza. Una stessa passione per il mondo, e su sponde diverse dell’Oceano. Abitanti nello spazio del «confine». «Disobbedienti» quando lo sentivano in coscienza al sistema del potere e della Chiesa.

Teologia, politica, Diritti. Questi i temi del loro dialogo, quelli che hanno condiviso nella vita. Letteratura, teatro, cinema, poesia, ma soprattutto relazioni, visioni, ferite da curare, utopie da coltivare, sogni… La loro storia…

TEOLOGIA E BIOGRAFIA. IDEA DI DIO

Marcelo Barros – Nel passato, la fede era trasmessa a partire dal «principio di autorità». Ai nostri padri, si diceva che per essere cattolici, si «doveva credere» in tutto quello che il magistero della Chiesa dice. Questa era l’immagine di Dio che il Catechismo trasmetteva: «Dio è l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra». Oggi viviamo in un mondo dove il criterio del credere non può più essere legato al principio di autorità, ma alla scelta, alla coscienza, alla convinzione. Il ritorno alla Bibbia e al Vangelo proposto dal Concilio Vaticano II ha favorito un cambiamento della stessa idea di Dio. Gesù ha rivoluzionato l’idea di Dio. Ha rotto con il Dio del tempio e il Dio della religione del sacrificio e ha ripreso l’esperienza di Dio narrata dai profeti e ancora di più ha rivelato che «Dio è Amore». Oggi dunque si può dire L’Amore è Dio.
Mi piace molto il libro di un amico galego Andres Torres Queiruga: Dal terrore di Isacco all’Abbà di Gesù. È un libro pubblicato da 20 anni, ma ci aiuta a capire come la rivelazione di Dio nella Bibbia si sia evoluta. Cioè che l’idea di Dio va maturando e rinvia a un’esperienza sempre più umana e amica.

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