Archivi tag: Benedetto XVI

La strana profezia sull’ultimo Papa

PAOLO MIELI

Innocenzo III, al secolo Lotario dei conti di Segni, fu eletto Papa nel 1198 e «regnò» fino al 1216, anno in cui morì, a Perugia dove all’epoca risiedeva la curia romana. Quando si spense aveva solo cinquantacinque anni. Nel 1891, papa Leone XIII, in segno di omaggio, fece trasportare i suoi resti dalla cattedrale di Perugia, dove era rimasto sepolto per quasi sette secoli, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Innocenzo III venne considerato già dai tempi successivi alla sua scomparsa ma forse anche in vita uno dei Pontefici più importanti della storia della Chiesa. A dispetto della «scandalosa» crociata, la quarta, ispirata da Venezia. Missione militare indirizzata non già alla riconquista di Gerusalemme bensì contro Costantinopoli (1204) e che si concluse con il sacco della capitale dell’Impero d’oriente. Sul conto di Innocenzo III grava anche la crociata contro gli «albigesi» (o «catari»), ivi incluso il massacro di Béziers del 22 luglio 1209 in cui vennero uccisi, approssimativamente, ventimila «eretici».

Lo storico che più ha approfondito l’opera di quel Pontefice, Michele Maccarrone, in Studi su Innocenzo III (Editrice Antenore), ha messo in evidenza l’influenza che su di lui avevano avuto il canonista Uguccione di Bologna e il teologo parigino Pietro di Corbeil. Riuscì, papa Innocenzo, a stabilire il primato della Chiesa sull’Impero, quello dei chierici sui laici, nonché la supremazia papale rispetto alle altre sedi vescovili e metropolitane. «Lavoratore indefesso e tenace», scrive di lui Josef Gelmi nel libro I papi (Bur), «si rivelò dotato di un’intelligenza straordinaria, superiore a quella dei suoi contemporanei». Per di più — come gran parte degli «esseri superiori» — aveva anche, secondo Gelmi, «uno spiccato senso dell’umorismo».

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Papa Benedetto XVI rimane un maestro di grande fede e di incrollabile speranza

FEDERICO LOMBARDI, intervistato da DOMENICO AGASSO

«Benedetto XVI stava vicino alla gente e sapeva dialogare con il mondo. Era molto più di un “custode della dottrina”». Parola del suo storico portavoce, padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Joseph Ratzinger. Il Prelato gesuita è stato Direttore della Sala stampa della Santa Sede negli ultimi due pontificati, dal 2006 al 2016. Con La Stampa ripercorre vita, parole, gesti e azioni del Papa tedesco, morto 95enne un anno fa. Preferisce non commentare la stretta attualità – tesa e delicata – della Chiesa, segnata in particolare dalla spaccatura sulla benedizione delle coppie gay. Ma ricorda che Benedetto non temeva gli scontri nelle Sacre Stanze, e di fronte ai contrasti trasmetteva «speranza e fiducia».

Un anno senza Ratzinger. Qual è il simbolo del suo papato?

«L’atto specifico per cui passerà alla storia sarà la rinuncia al pontificato. È stato il modo più efficace di dimostrare che ha vissuto il pontificato come servizio e non come esercizio di potere, come compito ricevuto per il bene della Chiesa. L’umiltà e la libertà di spirito richieste per una simile decisione – che egli solo poteva prendere – la lucidità, semplicità e ragionevolezza con cui l’ha spiegata, hanno colpito moltissimi, credenti e non, e hanno aperto gli occhi sulla sua statura spirituale e umana che tanti non avevano ancora capita».

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Le accuse strumentali a Benedetto XVI e gli scritti pubblicati dopo la morte

ELIO GUERRIERO

Un mese fa la scomparsa del Papa emerito. Guerriero, curatore insieme a Gänswein di “Che cos’è il cristianesimo” spiega la genesi del libro. “Un invito accorato all’unità e alla comunità cattolica

La morte di papa Benedetto XVI è stata accompagnata dalla pubblicazione di una serie di volumi nei quali, in modi diversi, si avverte l’eco delle tensioni presenti nella Chiesa in Germania. Tra queste pubblicazioni si distingue il volume dello stesso papa Benedetto, “Che cos’è il cristianesimo”, il cui filo conduttore è un accorato appello a desistere da atteggiamenti che possono recare danno all’unità della Chiesa e favorire il distacco dalla comunione cattolica. Avendo io stesso preso parte alla pubblicazione di quest’opera, in Italia edita da Mondadori, ne sintetizzo brevemente la genesi e il contenuto.

Nel 2017 papa Benedetto pubblicò sulla rivista Communio di lingua tedesca un articolo dal titolo Grazia e chiamata senza pentimento che trattava del nuovo rapporto tra ebrei e cristiani avviato dal Vaticano II. Qualche tempo dopo mi telefonò monsignor Gänswein dicendomi che il papa emerito desiderava vedermi e mi fissò un appuntamento.

Trovai papa Benedetto amareggiato. Lo angustiavano le dicerie, provenienti dalla Germania, sulla sua presunta contrarietà al dialogo tra ebrei e cristiani. Mi chiedeva di tradurre e far conoscere in Italia il suo articolo ad evitare che si diffondesse tale pregiudizio anche nel nostro paese. Tradussi, dunque, il testo che venne pubblicato dalla “Rivista di Vita Spirituale” dei padri carmelitani.

Poi successe un fatto clamoroso. Il rabbino capo di Vienna Arie Folger prese le difese del papa emerito in un articolo pubblicato su un settimanale di cultura e vita ebraica in lingua tedesca. A sua volta papa Benedetto rispose cordialmente mentre il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni mi incoraggiò a far conoscere questo scambio epistolare anche in Italia.

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I grandi discorsi di Benedetto XVI

FEDERICO LOMBARDI

Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana intitolata al Papa, scomparso il 31 dicembre 2022, firma la prefazione del volume, “Con Dio non sei mai solo”, edito da Rizzoli e Libreria Editrice Vaticana, che riporta i dieci interventi centrali del pontificato, da quello inaugurale all’ultima udienza generale passando per Ratisbona ed Auschwitz

Come tutti sappiamo, non solo gli scritti, ma anche i discorsi e le omelie pronunciati da Papa Ratzinger durante il suo governo della Chiesa sono stati immensamente più di dieci, e quasi sempre di contenuto molto ricco e di qualità espressiva eminente. Se poi allarghiamo lo sguardo all’intera opera di Joseph Ratzinger, anche precedente il papato (e in piccolissima parte pure
seguente), ci troviamo di fronte a un vasto mare, che grazie alla pubblicazione dell’Opera Omnia, tuttora in corso, potrà essere percorso e scandagliato per lungo tempo. Ogni scelta è quindi necessariamente riduttiva e in certa misura discutibile.

Allo stesso tempo, il pensiero di Benedetto XVI è così coerente, e diciamo pure “organico” nel suo insieme e nel suo sviluppo, che se ne possono cogliere le linee principali anche a partire da una scelta limitata dei suoi testi.

In questa raccolta ci si limita rigorosamente al tempo del pontificato. È il Papa Benedetto XVI che parla. Perché sia facilmente leggibile, la si è contenuta in dimensioni ridotte. Perciò la scelta di dieci testi, necessariamente arbitraria ma di numero simbolicamente compiuto.
Scorrendo l’indice si vede che si tratta sempre di “discorsi”, cioè testi effettivamente pronunciati oralmente in modo integrale davanti a un uditorio preciso. Non sono “scritti” o “documenti” magisteriali, né arricchiti da ampia documentazione. Sono di lunghezza limitata e caratterizzati da un contesto concreto. Ciò non impedisce a papa Benedetto di allargare il suo sguardo agli orizzonti del mondo e della storia, ma determina ogni volta la scelta dell’argomento e il genere espressivo, che egli stesso indica con grande chiarezza introducendo i suoi interventi.

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Benedetto XVI, L’uomo che non voleva essere Papa

RENÉ POUJOL

Ci vorrà la distanza della storia per discernere dietro gli atti del suo pontificato gli elementi profondi della sua personalità

Scrivere o non scrivere sulla morte di Benedetto XVI? Questo è il problema! Nessuno aspetta quanto può scrivere il modesto blogger che sono io per farsi un’idea personale del papa defunto. E non mancheranno articoli di approfondimento che permetteranno ad ognuno di alimentare la propria riflessione (1). Però tacere sarebbe ingiusto per il posto che Benedetto XVI ha occupato in questo momento di passaggio della vita della Chiesa cattolica che può dare di lui l’immagine di un “papa di transizione”, sorte comune a cui non sfuggiranno né Francesco né i suoi predecessori. Mauriac scrive nella sua Vita di Jean Racine: “L’individuo più singolare è solo il momento di una razza”. E il papa più singolare è il momento di una storia di due millenni. Qui – come altrove – il giornalista deve farsi modesto, ammettere la propria parte di ignoranza e di soggettività, evitando, se possibile, la cosa peggiore di una lettura ideologica che gli farebbe scegliere un campo: quello dei turiferari o quello dei detrattori. Rifiutando l’evidenza della complessità degli esseri e delle situazioni.

Ricordo molto precisamente il luogo in cui mi trovavo, il 19 aprile 2005, al momento dell’elezione di Joseph Ratzinger. Su una nave da crociera, al largo delle coste italiane, proseguendo con alcune centinaia di lettori di Pèlerin un pellegrinaggio verso la Terra Santa. Avevamo a bordo due vescovi emeriti che invitai a commentare l’evento quando, nel grande salone, ne informavo i passeggeri provocando gli applausi entusiasti degli uni e l’evidente costernazione degli altri. Anche i nostri due vescovi erano, come il pubblico, su posizioni diverse. Lo scenario del pontificato cominciava ad essere definito. Ed è possibile che, per alcuni, lo scenario sia lo stesso anche nel giorno della sua morte, a poche settimane dal decimo anniversario della sua rinuncia.

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Benedetto XVI, l’uomo, il teologo, il cardinale, il papa. Breve excursus in memoriam

FEDERICO LOMBARDI

Il Papa emerito, Benedetto XVI, si è spento il 31 dicembre 2022 all’età di 95 anni, nel convento Mater Ecclesiae sul Colle Vaticano, dove si era ritirato dopo la rinuncia al pontificato e dove ha trascorso gli ultimi anni della sua lunga vita nel ritiro e nella preghiera. Un’eccezione significativa era stato il viaggio compiuto a Regensburg dal 18 al 22 giugno 2020 per visitare e incontrare un’ultima volta l’amatissimo fratello maggiore, mons. Georg Ratzinger, pochi giorni prima della sua morte. La sua ultima «apparizione in pubblico» era avvenuta il 28 giugno 2016, nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, per un atto di augurio e di omaggio alla presenza di papa Francesco, in occasione del 65° della sua ordinazione sacerdotale. Papa Francesco si era recato a trovarlo diverse volte; ma anche non pochi amici e visitatori potevano avvicinarlo e ne riportavano notizie e immagini che circolavano tramite i social media, cosicché continuavamo a sentirci accompagnati dalla sua presenza discreta ma vigile, che si manifestava talvolta anche con risposte a lettere o brevi messaggi, da cui trasparivano invariabilmente la sua gentilezza e l’acutezza e intensità della sua presenza spirituale. Gli interventi scritti di contenuto più rilevante erano stati invece veramente pochissimi.

Tappe di una lunga vita: dalla Baviera a Roma

Joseph Ratzinger era nato il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn, in Baviera. Era la mattina presto del Sabato Santo, e in quella mattina stessa venne battezzato, come egli racconta, «con l’acqua appena benedetta della “notte pasquale”, che allora veniva celebrata al mattino. […] Personalmente sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall’inizio immersa nel mistero pasquale, dal momento che non poteva che essere un segno di benedizione»[1]. Joseph viene al mondo in una famiglia bavarese di radicata tradizione cattolica e di condizioni modeste – il padre, che si chiama Joseph anch’egli, è gendarme, e la madre Maria è casalinga, ma occasionalmente svolge servizi come cuoca per le esigenze del bilancio familiare – ed è il terzo e ultimo figlio, essendo stato preceduto dalla sorella Maria e dal fratello Georg[2].

L’infanzia di Joseph si svolge in modo sostanzialmente normale e sereno, con spostamenti della famiglia in diverse località bavaresi a seguito delle destinazioni di servizio assegnate al padre: dopo Marktl, nel 1929 si passa a Tittmoning (che rimarrà per Joseph il paese dei sogni infantili e dei tempi felici), nel 1932 ad Aschau am Inn, nel 1937 a Traunstein. Qui nel 1939, a 12 anni, Joseph entra nel seminario arcivescovile, dove era stato preceduto dal fratello Georg. Sono gli anni dell’avvento del regime hitleriano; Joseph sente nell’aria l’avvicinarsi della bufera, ma ne vive le vicende protetto dall’ambiente profondamente cattolico della provincia bavarese e della sua famiglia, dove l’atteggiamento antinazista è inequivocabile, anche se non militante.

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Benedetto XVI. I suoi otto anni di pontificato capaci di stupire e di dialogare

SALVATORE MAZZA e MIMMO MUOLO

I temi chiave: basta tiepidezza e confronto tra fede e ragione. Nonostante fosse stato eletto a 78 anni, ha saputo dimostrare di essere più moderno di quanto osservatori e critici si aspettassero

È morto il papa emerito Benedetto XVI, aveva 95 anni, e si era dimesso nel 2013 dopo un pontificato durato 8 anni. La Sala Stampa vaticana ha annunciato pochi minuti fa che la morte è sopravvenuta alle 9.34 nella residenza del Monastero Mater Ecclesiae, che il Papa emerito aveva scelto come sua residenza dopo la rinuncia al ministero petrino avvenuta nel 2013.

Che Papa sarebbe stato lo si capì subito. Dal suo primo affacciarsi alla loggia di San Pietro, in quel pomeriggio del 19 aprile del 2005, appena eletto, al terzo scrutinio di uno dei conclavi più brevi della storia. «Semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore». E non solo per quelle sue parole, quanto per le maniche nere del golf che sbucavano da sotto la veste bianca nuova di zecca. Lui, sorpreso da un’elezione sicuramente non cercata e del tutto inattesa, sarebbe stato il Papa delle sorprese. Sempre capace di spiazzarti. Difficile pensare ad esempio uno dei teologi più grandi del nostro tempo come un umile vignaiolo. Eppure l’umiltà è stata uno dei tratti distintivi del Pontificato. Perché anche da Papa Joseph Ratzinger si è caricato addosso, come l’orso di san Corbiniano presente nel suo stemma papale, un fardello non suo (quella “sporcizia” nella Chiesa denunciata e sempre combattuta e persino lo scandalo vatileaks che arrivò a ferirlo nella sua stessa casa pontificia) e l’ha portato con grande sacrificio, in spirito di servizio.

Era la sua un’umiltà capace di lasciare stupiti. E perciò ammirati. Esattamente come ha fatto, ancora una volta, l’11 febbraio 2013, annunciando la rinuncia al ministero petrino. Capace sempre di fare quello che non ti aspetteresti mai, e di andare sempre oltre, un passo avanti. Anziano per l’anagrafe, certo, ma di una modernità sconcertante, che lo ha portato a innovare e dare slanci impensati a quello che sembrava già rivoluzionario in se stesso – leggi le Giornate mondiali della gioventù, o gli incontri interreligiosi di Assisi – battendo su due tasti principali: il richiamo dei credenti a uscire dalla “tiepidezza” della loro fede, e l’invito alle ragioni del mondo a confrontarsi in modo aperto e senza pregiudizi con le ragioni della fede.

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Benedetto XVI è morto questa mattina alle 9.34

“Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Non appena possibile seguiranno ulteriori informazioni”. Ad annunciarlo ai giornalisti e al mondo è stato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Dalla mattina di lunedì prossimo, 2 gennaio, il corpo del Papa emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli.

È morto serenamente, nella sua stanza al primo piano del Monastero Mater Ecclesiae all’interno dei Giardini Vaticani, il Papa emerito Benedetto XVI, assistito amorevolmente dal suo segretario particolare e Prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein, e dalle quattro laiche consacrate Memores Domini che erano al suo fianco già durante i suoi otto anni di pontificato, cui sono seguiti quasi sette anni di vita a servizio della Chiesa “nascosto al mondo”, come lui stesso aveva annunciato con la storica rinuncia dell’11 febbraio 2013. L’allarme per le condizioni di salute di Joseph Ratzinger, che avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 16 aprile, era cominciato in tutto il mondo dopo le parole pronunciate da Papa Francesco, al termine dell’udienza generale del 28 dicembre: “Vorrei chiedere a tutti voi una preghiera speciale per il Papa emerito Benedetto, che nel silenzio sta sostenendo la Chiesa. Ricordarlo: è molto malato chiedendo al Signore che lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”. “Posso confermare che nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età”, aveva dichiarato ai giornalisti poche ore dopo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni: “La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici. Al termine dell’udienza generale Papa Francesco si è recato al monastero Mater Ecclesiae per visitare Benedetto XVI. Ci uniamo a lui nella preghiera per il Papa emerito”. Più confortante il bollettino del portavoce vaticano relativo al giorno dopo, 29 dicembre: “Il Papa emerito è riuscito a riposare bene la notte scorsa, è assolutamente lucido e vigile e oggi, pur restando gravi le sue condizioni, la situazione al momento è stabile. Papa Francesco rinnova l’invito a pregare per lui e ad accompagnarlo in queste ore difficili”. La stampa tedesca, nello stesso giorno, aveva fatto sapere come il Papa emerito avesse rifiutato il ricovero in ospedale per poter rimanere in quella che in questi quasi dieci anni è stata la sua casa. L’ultimo bollettino medico del portavoce vaticano, prima dell’annuncio della morte di stamattina, risale a ieri alle 15: “”La scorsa notte il Papa emerito ha potuto riposare bene. Anche ieri pomeriggio ha partecipato alla celebrazione della Santa Messa nella sua camera. Allo stato attuale la sua condizione è stazionaria”.

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