GIUSEPPE SAVAGNONE
Con l’approvazione del Senato, dopo il sì della Camera, è diventata legge la norma secondo cui le Regioni, nell’organizzare i servizi dei Consultori familiari, possono «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità».
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Attacco alla legge 194?
L’innovazione, già da quando è stata proposta in Commissione, è stata vista come un attacco alla legge 194 e alla libertà di scelta delle donne che si rivolgono ai Consultori per chiedere l’interruzione della gravidanza.
Le critiche possono essere riassunte nelle parole dell’ordine del giorno presentato dalla deputata Dem Sara Ferrari, secondo cui la norma ha «il solo scopo di fare entrare nei Consultori associazioni anti-abortiste che possano incidere psicologicamente, in modo inaccettabile e violento, sulla volontà delle donne che si confrontano con la difficilissima scelta dell’interruzione volontaria di gravidanza».
Questa è stata la posizione ufficiale del PD, la cui segretaria, Elly Schlein, ha parlato di «attacco pesante alla libertà delle donne». Ma non solo del PD: «L’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro», ha dichiarato da parte sua il Movimento 5 stelle. E la deputata pentastellata Gilda Sportiello ha poi annunciato una proposta di legge per inserire il diritto di aborto nella nostra Carta costituzionale.
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