Archivio mensile:luglio 2022

#MUSICA

GIANFRANCO RAVASI

L’ uomo che non ha musica nel cuore ed è insensibile agli accordi melodiosi è adatto ai tradimenti, agli inganni e alle rapine. I moti del suo animo sono spenti come la notte e i suoi desideri sono tenebrosi come gli inferi. Non fidarti di lui. Ascolta la musica!

Sono versi del quinto atto del Mercante di Venezia, la potente e terribile tragedia di Shakespeare. Essi puntano al cuore di un’esperienza fondamentale dell’umanità, la musica, il cui linguaggio è universale e continuamente si ricrea. L’attestazione più evidente è nei giovani che se ne nutrono più del cibo quotidiano, col rischio dell’obesità anche a causa dei nuovi ritmi che la musica ha acquisito nei nostri tempi. È noto, infatti, che già i Greci distinguevano tra la musica di Apollo che generava gioia, armonia, bellezza e quella di Dioniso che accecava la mente, ottundeva l’orecchio, esasperava le passioni.

Shakespeare esalta la prima funzione di quest’arte che è efficace anche nel dolore. Se è esclusa, l’anima piomba nel silenzio nero, senza fremiti, divenendo cupa e vuota. Marcel Proust confessava: «La musica mi aiutava a scendere in me, a scoprirvi qualcosa di nuovo». L’esercizio dell’ascolto è, quindi, importante e fa sì che progressivamente la musica non sia solo sentita ma diventi un canto della nostra anima. E agli anziani che disprezzano con alterigia le musiche dei giovani, ripetiamo il detto del Siracide, sapiente biblico: «Parla con saggezza, ma non disturbare la loro musica» (32,3).

in “Il Sole 24 Ore” del 31 luglio 2022

Canada. «Genocidio culturale popoli nativi»

PAPA FRANCESCO, intervistato da GIANNI CARDINALE

Francesco traccia un bilancio della visita. «Il colonialismo esiste ancora, quando ci sentiamo superiori agli altri» «Le dimissioni? La porta è aperta, ma non penso a questa possibilità». Ribadito il desiderio di recarsi in Ucraina.

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Papa Francesco non vuole «immischiarsi» nella politica italiana ma raccomanda «responsabilità civica» ai partiti in campagna elettorale. Ribadisce che esiste la possibilità di sue dimissioni («La porta è aperta») ma conferma che finora non ha pensato a questa eventualità. Non esclude che possano esserci sviluppi dottrinali – ma solo «in senso ecclesiale » – e bolla come «peccato» l’“indietrismo” tradizionalista. Di questo, e altro (Sinodo tedesco, la Chiesa che è donna), il Pontefice ha parlato nella consueta conferenza stampa sul volo di ritorno che lo ha riportato a Roma dopo il “pellegrinaggio penitenziale” in Canada. Nell’occasione Francesco ha salutato con simpatia e affetto Paolo Rodari nel suo ultimo viaggio papale come vaticanista di Repubblica, da settembre assumerà l’incarico di vice-direttore de L’Arena di Verona. Di seguito un’ampia sintesi del colloquio con i cronisti al seguito. Colloquio che è iniziato con due temi specifici del viaggio, durante il quale Francesco ha chiesto perdono per il ruolo avuto da non pochi cattolici nella gestione delle cosiddette «scuole residenziali», istituite dal governo e affidate alle Chiese cristiane per «rieducare» secondo i canoni occidentali i giovani nativi strappati dalle famiglie.

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Creatività. Frutto di mente aperta

NUNZIO GALANTINO

Due passaggi si rendono necessari per cogliere in maniera corretta il senso della parola creatività. Bisogna prima di tutto prendere atto che il suo concetto si è modificato nel tempo. Dall’essere considerata un’attività riservata alle Divinità o, presso i Greci, alla sola arte poetica, la creatività è passata a indicare l’attitudine di chiunque riesca a concatenare idee, realtà ed emozioni in maniera virtuosa, significativa e sorprendente. Aprendosi allo sprigionarsi dell’energia e della bellezza del nuovo.

E poi, bisogna sgombrare il campo dai principali luoghi comuni che circolano intorno al nostro lemma. Innanzitutto riconoscendo che non vi è opposizione tra creatività e metodo; e che, proprio per questo, la creatività non è questione di un istante. Creatività non è lampo di genio. È piuttosto un processo reale, reso possibile da dinamismo mentale e finalizzato ad offrire qualcosa di nuovo. Può farlo solo chi, presente al suo ambiente, resta aperto ai più disparati stimoli da esso e da altri ambiti provenienti.

Questa virtuosa concatenazione fa della creatività un processo non fine a sé stesso, ma capace di alimentare innovazione e progresso. Attraverso lo sguardo spinto oltre, la scoperta di orizzonti inediti e la cura per interessi autentici, caratterizzati da gratuità interiore. Difficilmente, nella creatività, la pressione esterna può sostituire la passione, che spinge a raggruppare in combinazioni originali elementi vari, anche preesistenti. L’uomo infatti non crea ex nihilo, nonostante l’etimologia della parola creatività contenga la radice sanscrita kar, col significato appunto di fare/creare (dal niente).

Grazie alla curiositas, all’apertura di mente e alla libertà da schemi rigidi e precostituiti, la persona creativa si lascia guidare dalla visione profetica di un mondo che ancora non c’è o non gli è ancora apparso, fino a quel momento. Persone fatte così contribuiscono alla soluzione di problemi complessi nella vita e nelle relazioni. In ogni ambito.

Fare spazio alla creatività nell’esperienza religiosa, ad esempio, non vuol dire lasciare campo libero a stranezze o a insopportabili improvvisazioni. Vuol dire piuttosto fare entrare in essa, a pieno diritto, tutta la persona; con la sua vitalità, col suo carico di storia, bella e problematica, e col suo bagaglio di emozioni, di progetti, di attese e di ritardi. L’allontanamento dall’esperienza religiosa che siamo costretti a registrare è frutto anche dell’ostracismo dato alla creatività rettamente intesa e dell’aver ridotto la religiosità medesima, di frequente e per pigrizia mentale, a formule e gesti sempre sterilmente identici a sé stessi.

in “Il Sole 24 Ore” del 31 luglio 2022

Antropologia. “L’uomo e la sua origine. Tra creazione ed evoluzione”

FRANCESCO BRANCATO, intervista

Prof. Francesco Brancato, Lei è autore del libro L’uomo e la sua origine. Tra creazione ed evoluzione edito da Mimesis: come si è sviluppato il dibattito circa il rapporto tra teologia della creazione e teoria dell’evoluzione?

Nel 2021 abbiamo celebrato il 150° anniversario della pubblicazione de L’origine dell’uomo e la selezione sessuale di Charles Darwin, opera che, unitamente a L’origine delle specie dello stesso autore, ha dato una svolta decisiva non solo alla scienza moderna, ma anche alla visione del mondo, della vita, dell’uomo, della storia, nonché al rapporto tra scienza e fede e, più specificamente, tra sapere scientifico e antropologia cristiana.

Siamo giunti a questo anniversario dopo un lungo e contorto cammino che ha conosciuto diverse tappe in cui si sono alternati – a volte hanno convissuto – forme più o meno esasperate di conciliarismo forzato o di ideologico discordismo. Ma abbiamo anche assistito a tentativi più o meno riusciti di un confronto critico tra le diverse istanze delle scienze, della filosofia e della stessa teologia, con grandi vantaggi per la comprensione dell’uomo e del mondo.

Se infatti ripercorriamo, anche sommariamente, gli ultimi centocinquant’anni della nostra storia, ci accorgiamo che i rapporti tra scienza e fede, tra pensiero scientifico e teologia, hanno attraversato fasi alterne fatte di alte e basse maree. A periodi di forte criticità sono succeduti periodi di tranquillità o, addirittura, di sana a produttiva collaborazione. C’è anche da dire che alcune tra le difficoltà maggiori che non molti anni fa sembravano essere state superate, sono invece riemerse con una certa recrudescenza e trovano in ambienti restii al dialogo e al confronto. Mi riferisco ad autori, scienziati o pseudo tali, che anacronisticamente si collocano tra i più accaniti scientisti di un passato ormai davvero superato, ma anche ad autori, teologi o pseudo tali, che con un atteggiamento altrettanto anacronistico si collocano tra i più miopi fondamentalisti.

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Indifferenza di fronte alla brutale ferocia contro un uomo

MICHELA MARZANO

Pare che alcuni passanti abbiano filmato tutta la scena: un uomo, furioso per gli apprezzamenti rivolti da un ambulante di origini nigeriane alla compagna mentre i due si trovavano in corso Umberto, a Civitanova Marche, avrebbe iniziato a litigare con il nigeriano colpendolo più volte alla testa con una stampella e uccidendolo. Pare che questi video, assieme a quelli dei sistemi di sicurezza, siano già stati acquisiti dalla polizia che, nel frattempo, ha fermato il presunto assassino. L’inchiesta seguirà il suo corso, e non è mia intenzione commentare la violenza del gesto, la futilità del motivo, il contenuto dei commenti dell’ambulante o l’aggressività dell’italiano. Lo si potrà fare più tardi, quando tutti gli elementi dell’accaduto saranno stati messi in fila con ordine. Ciò su cui, invece, vorrei interrogarmi sin da ora, è la reazione (o assenza di reazione) dei testimoni dell’accaduto. Persone che, a quanto pare, conoscevano l’ambulante – che frequentava da tempo corso Umberto – e che, di fronte all’uomo che lo stava picchiando a morte, hanno tirato fuori dalla tasca (o dalla borsa) il cellulare e hanno filmato la scena. Perché nessuno di loro è intervenuto? Perché il primo impulso è stato quello di filmare l’aggressione invece che bloccare l’assassino? Cosa avrei fatto io se mi fossi trovata a Civitanova Marche? Sarei intervenuta? Avrei urlato? Avrei chiamato aiuto oppure anch’io mi sarei limitata ad accendere la videocamera del mio smartphone? Che cosa scatta quando si assiste ad atti di violenza estrema? Si prova pena oppure si resta indifferenti?

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Scuola. Studenti con cittadinanza non italiana Aumentano i nati in Italia. Cala il totale generale

Ministero Istruzione

Sul sito del Ministero dell’Istruzione è disponibile l’annuale approfondimento statistico con i dati relativi alle studentesse e agli studenti con cittadinanza non italiana, riferiti all’anno scolastico 2020/2021. 

Per la prima volta dal 1983/1984, primo anno scolastico nel quale sono stati raccolti dati statistici attendibili, nel 2020/2021 si registra una flessione della presenza di studenti con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole: sono 865.388, 11.000 in meno rispetto all’anno precedente (-1,3%). Nonostante la flessione, resta inalterata la percentuale di studenti con cittadinanza non italiana sul totale degli studenti in Italia (sono il 10,3%) poiché è diminuito, al contempo, di quasi 121 mila unità (-1,4%) anche il totale generale degli alunni.

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Scuola Primaria. Fattori che incidono sui risultati formativi

INVALSI

La rilevazione 2022 delle Prove INVALSI ha coinvolto 920.000 studenti delle classi seconda e quinta della Scuola primaria. I dati ottenuti sono l’esito di diversi fattori che entrano in gioco e influiscono sui risultati di ciascun allievo: vediamo insieme quali sono queste diverse componenti e come hanno inciso sui risultati ottenuti dagli allievi della Scuola primaria.

La rilevazione 2022 ha visto gli studenti delle classi seconda e quinta della Scuola primaria svolgere le prove in forma cartacea per la verifica del raggiungimento di alcuni traguardi fondamentali delle Indicazioni nazionali relativamente alla comprensione della lingua scritta, alla Matematica e, limitatamente alla V primaria, alle competenze ricettive (reading e listening) d’Inglese.

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L’umanità assassinata dall’indifferenza

ISABELLA PIRO

A morire non è stato solo un uomo, ucciso a colpi di stampella. A morire è stato il senso di umanità, assassinato dall’indifferenza. Parliamo dell’omicidio avvenuto ieri in pieno centro a Civitanova Marche. La fredda cronaca racconta di un venditore ambulante, Alika Ogorchukwu, nigeriano di 39 anni, sposato e padre di un bambino, pestato a morte da Filippo Ferlazzo, operaio di 32 anni, salernitano, con precedenti penali.

L’arma del delitto: la stampella di Alika, claudicante dopo un incidente stradale, ma anche la furia cieca di Ferlazzo che, quando la vittima cade a terra, gli si siede sopra, schiacciandogli la testa. Il movente: i presunti apprezzamenti che Alika avrebbe rivolto alla fidanzata dell’aggressore, o forse l’insistenza con la quale ha cercato di vendere la merce. L’epilogo: Ferlazzo viene arrestato per omicidio volontario e rapina perché, dopo il pestaggio, ha anche rubato il cellulare della vittima. Ennesimo sfregio.

Quello che la cronaca non riporta, però, sono i passanti che corrono in aiuto, che sedano la rissa. La cronaca non lo riporta non per un errore, ma perché tutto questo non è accaduto. La gente intorno, infatti, è rimasta indifferente. Qualcuno si è limitato a riprendere la scena con il telefono cellulare; qualcun altro ha gridato all’aggressore «Così lo uccidi», come se questo bastasse. Ma non è bastato, ovviamente. «I “briganti della strada” hanno di solito come segreti alleati quelli che “passano per la strada guardando dall’altra parte”», scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Ieri questa alleanza segreta si è ripetuta, non lasciando spazio a quella corresponsabilità capace di portare sostegno ad un’umanità ferita.

in L’Osservatore Romano, 30 luglio 2022

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Una mente democratica. Dibattito politico

MASSIMO RECALCATI

Il compito della leadership di centrosinistra è ricomporre politicamente in un unico quadro le forze democratiche, antipopuliste e antisovraniste.

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La bagarre elettorale è in pieno corso. Nelle diverse alchimie delle alleanze che si stanno mettendo a fuoco nel centrosinistra spiccano il patto repubblicano proposto da Calenda e l’atteggiamento di Enrico Letta che, una volta reciso con fermezza il rapporto con il M5S nella sua espressione più massimalista, propone un’apertura inclusiva alle altre forze del centrosinistra.

Il patto repubblicano e l’atteggiamento di Letta vanno, anche dal punto di vista strettamente psichico, nella stessa direzione. Quale? Una mente democratica funziona per integrazioni e non per scissioni, include e non esclude, lavora per cogliere la forza delle differenze senza pretendere di assimilarle conformisticamente ad un solo modello.

Insomma, la mente democratica, diversamente da quella reazionaria-conservatrice non teme mai l’apertura, non rigetta l’inedito, non evita il cambiamento, non ripudia il pluralismo delle idee. In questo caso si tratta di ricomporre politicamente in un unico quadro le forze democratiche, antipopuliste e antisovraniste, in un conflitto politico che si profila aspro e senza esclusioni di colpi.

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Educazione. Il grande compito dell’università, della scuola

IVANO DIONIGI

Il dibattito sull’Università, tanto benvenuto quanto atteso, privilegia questioni come meritocrazia, finanziamenti, reclutamento, investimenti, corsi innovativi, parità di genere, dimenticando per altro un articolo della Costituzione che attende ancora reale compimento e che recita: «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Sostando sulla soglia di questo dibattito e volgendo lo sguardo avanti e indietro, vorrei che ci interrogassimo sul ruolo e sulla stessa natura dell’Università, partendo dall’assunto che questa istituzione, al pari della Scuola, «è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte Costituzionale», perché deputata alla «formazione della classe dirigente» (P. Calamandrei).

Suo compito primario è quello conclamato della terza missione, oltre la formazione e la ricerca?

Non è tempo che le Università si configurino come nobili officine di brevetti, spin-off e startup per contribuire alle sorti dell’occupazione e dell’economia del Paese fragile, diseguale e ora anche martoriato?

L’utilità immediata della conoscenza non è forse invocata non solo dalle aziende e dal mercato ma anche dai bandi europei e dai ranking internazionali?

Queste sono finalità secondarie e derivate, o se vogliamo effetti collaterali, non la ragione prima e fondativa dell’Università, come già nel 1996 il Rettore di Harvard Derek Bok scriveva ai suoi studenti: «Noi non siamo capaci di prepararvi per quel lavoro che quasi certamente non esisterà più intorno a voi. Ormai il lavoro, a causa dei cambiamenti strutturali, organizzativi e tecnologici è soggetto a variazioni rapide e radicali. Noi possiamo solo insegnarvi a diventare capaci di imparare, perché dovrete reimparare continuamente».

Messaggio, questo, ancor più appropriato e urgente oggi per noi docenti e per i nostri studenti, interpellati da un triplice e drammatico squilibrio: ambientale, migratorio, sanitario.

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